sabato 16 marzo 2013
L’arcivescovo Bergoglio: la Chiesa deve evitare la malattia dell’autoreferenzialità. Sulla crisi: «Il liberismo cadrà come il comunismo». Aborto: «La legge protegga la vita». Nozze gay: «Invidia del demonio» «L’abitudine, un pericolo sociale».
L'INTERVISTA Il rabbino di Buenos Aires: «Ha costruito il ponte con noi ebrei»
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Segue una raccolta di risposte, affermazioni e interventi tratte da dibattiti, omelie e interviste del nuovo Pontefice quando era arcivescovo e cardinale di Buenos Aires. Abbiamo ordinato e unito le diverse affermazioni per argomento per rendere scorrevole la lettura e più facile la comprensione dei singoli temi.
ABORTO. Quando parliamo di una madre incinta ci riferiamo a due vite, entrambe da preservare e da rispettare poiché la vita è un valore assoluto. Queste due vite devono essere ascoltate, accompagnate e comprese affinché esse siano salve. Le leggi configurano la cultura dei popoli, una legislazione che non protegge la vita favorisce la cultura della morte. Bisogna metterci la faccia e dire: questa è cultura della vita, questa è vita, tutto il contrario rispetto alla cultura della morte; se qualcuno vede che una di queste cose manca, ditegli di no, dite che per quella via non si va da nessuna parte, che seguendo quel cammino si fallisce sempre. La scienza ci insegna che dal momento del concepimento il nuovo essere umano ha già un codice genetico completo. Bisogna rispettare l’essere umano più piccolo e indifeso, adottare misure tali da preservare la sua vita, permettere la sua nascita e promuovere la creatività nella ricerca del cammino che gli garantisca un pieno sviluppo.
MATRIMONI OMOSESSUALI. Il bene della famiglia e del matrimonio sono inalterabili. È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. Non dobbiamo essere ingenui, non stiamo parlando di una semplice battaglia politica; si tratta di un piano distruttivo contro il progetto di Dio. Non stiamo parlando di una semplice legge, ma di una macchinazione del padre della menzogna che cerca di confondere e ingannare i figli di Dio. È l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato è entrato nel mondo, un Demonio che astutamente pretende di distruggere l’immagine di Dio.
PEDOFILIA E CELIBATO. La pedofilia non è un problematica che riguarda solo la Chiesa, è un problema della società intera. Più del 70 per cento dei casi avvengono sotto il tetto famigliare o tra vicini. Tristemente diversi casi sono accaduti e accadono nell’ambiente religioso. Le ultime notizie ravvivano la nostra più profonda vergogna e immenso dolore per le mancanze commesse da chi avrebbe dovuto servire la vita morale del popolo con l’esempio e l’insegnamento. La pedofilia esercitata da un sacerdote è un peccato che fa male a tutti, ma soprattutto ai bambini (...). Ma stiamo parlando di perversioni di tipo psicologico antecedenti all’opzione del celibato. Se esiste un padre pedofilo è perché lui ha una perversione che esisteva prima della sua ordinazione. Il celibato non cura questa perversione. O una persone ce l’ha o non ce l’ha. Bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati, e facciamo un attento monitoraggio sul processo di maturazione.
SUL CELIBATO (CON UMORISMO). Il celibato è un’opzione di vita seria come lo è la scelta di vivere nella povertà. Ci sono momenti, in cui essa può diventare critica, ad esempio se un prete conosce una donna in una parrocchia e crede di essersene innamorato. Una volta ho sentito un prete dire che sposarsi gli avrebbe permesso di non sentirsi più solo e di avere una moglie. Ma che, d’altra parte, si sarebbe ritrovato anche ad avere una suocera.
LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI. Nella capitale argentina a volte ci si occupa con più attenzione di un cane che di un nostro fratello. Qui la schiavitù non è abolita. In questa città si sfruttano i lavoratori in fabbriche clandestine, e se si tratta di lavoratori immigrati, li si priva persino della possibilità di andarsene. La crisi economico-sociale e il conseguente aumento della povertà ha le sue radici in politiche ispirate da certe forme del neoliberalismo che considerano i guadagni e le leggi del mercato come parametri assoluti, a danno delle persone e dei popoli, un sistema che non ha remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori. Così come il comunismo è caduto per le sue contraddizioni interne, il neoliberismo cadrà per le stesse ragioni. Non possiamo rassegnarci ad accettare passivamente la tirannia economica.
LA CONCESSIONE DEI SACRAMENTI. I sacramenti sono gesti del Signore. Non sono prestazioni o territori di conquista di preti o vescovi. Nella nostra nazione, così vasta, ci sono tanti piccoli paesi o villaggi che è difficile raggiungere, in cui il prete arriva una o due volte all’anno. Ma la pietà popolare sente che i bambini devono essere battezzati il prima possibile, e allora in quei posti c’è sempre un laico o una laica conosciuti da tutti come bautizadores, che battezzano i bambini quando nascono, in attesa che venga il prete. Quando viene il prete, gli portano i bambini perché lui li segni con l’olio santo, terminando la cerimonia. Di solito si fa una piccola catechesi prima del battesimo, di un’ora circa; poi una catechesi mistagogica durante la liturgia. In seguito, i sacerdoti e i laici vanno a fare le visite a queste famiglie, per continuare con loro la pastorale postbattesimale. E spesso capita che i genitori, che non erano sposati in chiesa, magari chiedono di venire davanti all’altare per celebrare il sacramento del matrimonio.
IL PERICOLO SOCIALE DELL’ABITUDINE. Uno dei pericoli più grandi che sono sempre in agguato è quello dell’abitudine. Ci abituiamo tanto alla vita e a tutto quello che c’è in essa che niente più ci stupisce: né ciò che è buono per cui dovremmo ringraziare, né ciò che è sbagliato e che dovrebbe rattristarci. Mi ha causato stupore e perplessità chiedere a una persona che conosco come stava e sentirmi rispondere: «Male, però sono abituato». Ci abituiamo a svegliarci ogni giorno come se non potesse essere altrimenti, ci abituiamo alla violenza come fosse un elemento immancabile nei notiziari, ci abituiamo al paesaggio della povertà e della miseria quando camminiamo per le strade della nostra città, ci abituiamo a vivere in una metropoli paganizzata nella quale i bambini non escono per andare a pregare né si fanno il segno della croce. L’abitudine ci anestetizza il cuore, non può essere ignorato questo stupore che ci rinnova nella speranza, non ci può non essere posto per il riconoscimento del male né per il potere di combatterlo.
LA CHIESA E IL MONDO. Dobbiamo evitare la malattia spirituale di una Chiesa autoreferenziale. È vero che quando usciamo e siamo per strada, come succede con tutti gli uomini e le donne, può capitare un incidente. Ma se la Chiesa continua chiusa in sé stessa, autoreferenziale, essa invecchierà. Tra una Chiesa che esce e soffre incidenti di percorso e una Chiesa ammalata perché autoreferenziale, preferisco la prima. Il peccato più grave della Chiesa è comunque l’atteggiamento di mondanità spirituale. La vanità, il vantarsi di se stessi, è l’atteggiamento di mondanità spirituale a cui mi riferisco. Il carrierismo, la ricerca di avanzamenti, rientra pienamente in questa mondanità spirituale. I cardinali non sono gli agenti di una Ong ma servitori del Signore, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
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