lunedì 3 maggio 2010
A Torino è ancora intensa l'eco della visita del Papa: una giornata intera in città, domenica, per visitare la Sacra Sindone e incontrare i giovani, gli ammalati, i pellegrini e l'intera cittadinanza. I momenti forti, oltre alla meditazione sulla Sindone, anche la visita al Cottolengo.
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Davanti alla Sindone, il telo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù dopo la croce, il Papa parla del nascondimento di Dio, di una umanità oscurata dagli orrori del XX secolo ma anche di quelli di oggi; solleva il tema della morte e della sensazione spaventosa di abbandono e confessa che, col passare degli anni, si sente «più sensibile» al messaggio della sacra icona. Anche perché, stavolta, è venuto a renderle omaggio come Successore di Pietro, portando nel suo cuore la Chiesa e l'umanità. La preghiera in ginocchio davanti alla teca illuminata del lino che riprodurrebbe il volto e il corpo martoriati di Cristo, nel duomo di Torino, è stato il momento centrale di una visita di undici ore che il pontefice ha compiuto oggi nel capoluogo piemontese. Altri avvenimenti e altri discorsi hanno però arricchito una giornata particolarmente intensa: dall'appello rivolto ai politici, durante la messa mattutina in Piazza San Carlo, perché perseguano sempre il "bene comune", alla solidarietà espressa ai disoccupati, ai precari, agli immigrati nella città-regno della Fiat. Tra l'altro Benedetto XVI ha anche salutato privatamente il neo presidente del colosso torinese, John Elkann. Poi l'incontro con i giovani, a cui ha chiesto di non vivacchiare, ma di compiere scelte definitive, e la commovente sosta tra i malati del Cottolengo, esortati da lui a non sentirsi estranei al mondo. Il cielo plumbeo e gli scrosci di pioggia non hanno impedito ad una folla di decine di migliaia di torinesi di offrire al Papa un caloroso saluto, in un momento così difficile per il suo pontificato. Particolarmente festoso, quello dei giovani che lo hanno accolto tra canti, ola, danze e girotondi. Dall'allegria pomeridiana di questo incontro, Benedetto XVI è passato nell'oscurità del Duomo, per pregare e riflettere  davanti alla Sindone.Qui Papa Benedetto XVI ha confessato di essere diventato, con il passare degli anni, ancor più sensibile al «messaggio di questa straordinaria icona», simbolo del Sabato Santo, del «nascondimento di Dio», ma anche prefigurazione della sua resurrezione. Ratzinger ha spiegato come tutti abbiano sentito la sensazione «spaventosa di abbandono» della morte. «Gesù Cristo – ha detto – rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine umana per guidare anche noi a oltrepassarla con Lui». La Sindone, inoltre, ha spiegato, è un'icona che interpella, in tutta la sua attualità, l'umanità oscurata dalle guerre, dalle violenze, e in particolare dagli orrori del secolo scorso, dai lager ai gulag, da Hiroshima a Nagasaki. Nella messa mattutina, nel salotto buono di Piazza San Carlo, il pontefice si era soffermato su temi più sociali. «So che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare - aveva detto - a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati».In serata la tappa tra i sofferenti estremi del Cottolengo è stato l'ultimo, simbolico, impegno. Poi poco prima delle 20 la ripartenza per Roma, in aereo da Caselle.
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