venerdì 10 settembre 2010
«Un evento importante che suscita un’attesa notevole e che non mostra particolari preoccupazioni». Così padre Federico Lombardi ha presentato oggi ai giornalisti il prossimo viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia (16-19 settembre). Illustrando nel dettaglio il programma, il portavoce vaticano ha ribadito che «l’idea centrale della visita è la beatificazione del card. John Henry Newman».
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«Un evento importante che suscita un’attesa notevole e che non mostra particolari preoccupazioni». Così padre Federico Lombardi ha presentato oggi ai giornalisti il prossimo viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia (16-19 settembre), il 17esimo della serie, l’11esimo in Europa. Illustrando nel dettaglio il programma, il portavoce vaticano ha ribadito che «l’idea centrale della visita è la beatificazione del card. John Henry Newman, una figura cui il Papa è particolarmente legato e del quale ha deciso di presiederne la cerimonia di beatificazione. Un’eccezione positiva e un segno di apprezzamento dato che il Pontefice non celebra le beatificazioni». «Non ci saranno, in sostanza, molte differenze tra questo viaggio e quello di Giovanni Paolo II nel 1982, sebbene questo sia una visita di Stato – ha spiegato padre Lombardi - Benedetto XVI, al suo arrivo, sarà accolto dal duca di Edimburgo, un gesto insolito di accoglienza, e accompagnato nella residenza reale di Edimburgo dove incontrerà la Regina. L’andare ad Edimburgo – ha segnalato il portavoce – è un atto di attenzione nei confronti della Sovrana». Non mancheranno gli incontri di protocollo con le autorità e le istituzioni del Paese. Come d’abitudine Benedetto XVI non cenerà con le autorità politiche, un modo - ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana – per sottolineare il tipo di leadership religiosa e non politica che rappresenta. È previsto, invece, un working dinner (cena di lavoro) con il premier inglese David Cameron cui parteciperà il seguito papale. Suddivisi in tavoli i presenti parleranno di argomenti diversi tra cui disarmo nucleare, migrazioni ed Europa. Tra i vari appuntamenti della visita padre Lombardi ha ricordato quelli ecumenici a Lambeth palace e a Westminster abbey col primate anglicano. A tale riguardo alla domanda se a queste celebrazioni avrebbe partecipato anche una donna prete il portavoce vaticano ha risposto che «per la Chiesa non c’è problema se si tratta di Vespri o di Liturgia della Parola». Altro momento clou del viaggio sarà il discorso alla Westminster hall, luogo storico inglese, dove, tra l’altro, venne condannato Thomas More. «Qui Benedetto XVI pronuncerà forse il discorso più atteso del viaggio rivolto a rappresentanti della società civile, politica e religiosa del Paese. Qui saluterà anche tutti gli ex premier inglesi». Riferendosi alle polemiche circa i costi della visita papale, Lombardi ha precisato che «il Pontefice è stato invitato dall’allora premier Gordon Brown e dalla Chiesa cattolica inglese, e se invito qualcuno mi assumo l’onere di un’accoglienza adeguata. I costi pertanto non sono imposti ma collegati a questioni logistiche e di sicurezza che richiedono standard elevati di qualità organizzativa. Dal canto suo – ha aggiunto – la Chiesa inglese cerca di contribuire ai costi per quello che può. Il Vaticano non ha imposto biglietti. Governo e chiesa cattolica inglese si sono impegnate per trovare le soluzioni migliori per la copertura dei costi. Non spetta a noi formulare giudizi». A chi faceva notare che nel programma non è previsto un incontro con le vittime di abusi sessuali, il direttore della Sala Stampa vaticana ha precisato che «non è possibile escluderlo. Come accaduto in precedenti viaggi il Papa ha incontrato vittime di abusi ma gli incontri non erano stati annunciati. Sono sempre stati incontri discreti, profondi e sereni”. Un’ultima battuta Lombardi l’ha riservata alle proteste contro la visita del Papa: “minoritarie, rispetto al clima positivo che emerge anche dai sondaggi. Anche in altri viaggi abbiamo assistito a obiezioni e manifestazioni contrarie. È normale che accada anche in una società pluralista come quella inglese. Non ci stupiamo e non ci preoccupiamo».
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