venerdì 22 marzo 2013
​Il segretario generale della Cei Crociata: intimamente vicini al Pontefice che viene dalla "fine del mondo". Da lui un esempio e uno sprone anche sulla povertà. E sulla politica italiana: urgente che il Paese abbia un governo stabile.
L'abbraccio del Pontefice al nuovo primate anglicano
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​Sulla parete di fondo della "Sala Marconi", alla Radio Vaticana, l’immagine di Papa Francesco non c’è ancora. Sarà presto aggiunta nel quadro dietro il tavolo di presidenza, andando così ad allungare la teoria dei Papi succedutisi da quando esiste l’emittente d’Oltretevere. Ma ieri, durante la conferenza stampa del segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, il nuovo Pontefice è stato ugualmente "presente". Riuscendo perfino nell’impresa di surclassare – nel numero delle domande – l’argomento che di solito catalizza quasi completamente l’attenzione dei giornalisti in questo tipo di incontri e cioè la posizione dei vescovi italiani in merito alle varie questioni della politica di casa nostra. Ieri, invece, nel presentare il documento finale dei lavori del Consiglio permanente svoltosi in forma ridotta all’inizio di questa settimana (documento che Avvenire pubblica integralmente a pagina 22), Crociata ha risposto a tante domande sul Papa (che è già stato invitato all’Assemblea generale della Cei, in programma dal 20 al 24 maggio) e in pratica a un solo quesito di natura politica. Quello sulle aspettative dei vescovi dopo le elezioni. «È urgente che il Paese abbia una guida, un governo stabile – ha sottolineato il segretario generale della Cei –. Un governo che dia risposta alle esigenze di tenuta dei conti, di rilancio dello sviluppo e ai bisogni delle famiglie e dei gruppi più disagiati, che vedono pericolosamente aggravarsi la loro situazione. Anche perché – ha aggiunto – sarebbe veramente grave che i sacrifici fatti venissero così frettolosamente e superficialmente messi a rischio con conseguenze che non vogliamo pensare». Fin qui le questioni della Penisola (delle quali si parlerà anche nella Settimana sociale di Torino, 12-15 settembre, il cui documento preparatorio sarà diffuso all’inizio di maggio). Per il resto il "protagonista" assoluto della conferenza stampa è stato il Papa, «con il quale – ha rimarcato Crociata – ci sentiamo già intimamente legati per la sua figura istituzionale di Primate d’Italia e per la sua persona di Pontefice chiamato "dalla fine del mondo", in forza di quella collegialità affettiva ed effettiva sottolineata al cardinale Bagnasco». A proposito dell’arcivescovo di Genova, ha poi spiegato il segretario generale della Cei, «la sua testimonianza è stata molto significativa per aiutarci a leggere il passaggio dalla sorpresa e dallo sconcerto per la rinuncia di Benedetto XVI all’esperienza coinvolgente dell’elezione di Papa Francesco». Crociata ha anche spiegato perché il presidente della Cei non ha tenuto la prolusione: «Oltre che per la brevità della sessione, si è trattato di un atto di delicatezza verso il Papa». E nel sottolineare che «questo è un nuovo inizio» e che il periodo vissuto dall’11 febbraio in poi «dimostra che la Chiesa è viva», ha annunciato che «Papa Francesco è stato già invitato all’Assemblea generale della Cei». Ora, ha aggiunto, «attendiamo che il Santo Padre ci dica in quale forma avverrà la sua presenza». Tuttavia, dal momento che l’assemblea avrà il culmine nel pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro con la solenne professio fidei dell’episcopato italiano nell’Anno della fede», «è possibile che l’incontro con il Santo Padre e il pellegrinaggio coincidano». C’è attesa anche per le visite ad limina dei vescovi italiani, già cominciate con Benedetto XVI e ora sospese. Verranno riprese non appena lo deciderà il Papa in base alla sua agenda. Infine, il vescovo ha risposto a una domanda su come si pone la Chiesa italiana rispetto all’esortazione del Papa «come vorrei una Chiesa povera e per i poveri». Per monsignor Crociata, «bisogna cogliere bene il senso di questo impegno che il Papa colloca nella scia di quanto il Concilio ha insegnato». «Non siamo una Ong pietosa – ha detto ripetendo le parole del nuovo Pontefice –. Dunque l’attenzione ai poveri non è mera filantropia, perché nella Chiesa il primato è di Dio e la ricchezza è Cristo». Questa «signoria di Dio caratterizza la nostra missione e libera la Chiesa da attaccamenti e ricchezze». In tale prospettiva, perciò, «la Chiesa, che dipende dal Signore, si apre a tutti, a cominciare dalle fasce più deboli». Un impegno «sempre perseguito, come dimostrano le encicliche di Paolo VI, Populorum progressio, e di Benedetto XVI, Caritas in veritate». Ora, ha concluso monsignor Crociata, «Papa Francesco, che viene dal Sud del mondo, invita a impegnarsi di più e in sostanza ci dice con la sua presenza che abbiamo bisogno di rivedere questa attenzione», tenendo presenti «le motivazioni di fondo».
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