martedì 9 febbraio 2010
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Conferenza Episcopale Calabra Sessione Invernale Noi, vescovi delle Chiese di Dio che sono in Calabria, riuniti in assemblea a Reggio, abbiamo sentito il dovere di riflettere congiuntamente sui fatti di Rosarno, per offrire ai fedeli delle nostre Chiese e a tutte le persone di buona volontà, capaci di senso critico, una lettura dei fatti. A sufficiente distanza di tempo da quanto è accaduto, crediamo si possa avere maggiore capacità per una lettura oggettiva degli avvenimenti. Ringraziamo innanzitutto il Santo Padre Benedetto XVI, che con una espressione semplice, ma profonda, ci ha illuminati sulla questione: “Occorre ripartire dal cuore del problema, dal significato della persona, per risolvere le questioni aperte e dare un futuro all’umanità”. Esprimiamo la nostra fraterna solidarietà al confratello Sua Eccellenza Mons. Luciano Bux, Vescovo della Chiesa di Oppido-Palmi, e a tutta la comunità cristiana per come hanno testimoniato il Vangelo dell’accoglienza nei confronti dei fratelli immigrati non solo durante i giorni drammatici della contestazione, ma sin da quando il fenomeno dell’immigrazione ha cominciato ad interessare la nostra regione.Non possiamo dimenticare i gesti di fraterna accoglienza, di assistenza solidale, di amorevole soccorso che i fedeli tutti, in modo singolo o associato, hanno compiuto nei confronti di quanti entravano nella nostra regione alla ricerca di una condizione di vita migliore rispetto ai loro paesi di origine.Così come dobbiamo richiamare alla memoria tutti gli interventi che il Vescovo Bux, direttamente o tramite gli organi diocesani preposti, ha fatto nei confronti delle autorità, richiamando ad una maggiore attenzione sulle condizioni di vita in cui vivevano gli immigrati a Rosarno e in altre zone della diocesi, e sullo sfruttamento della loro forza lavoro ad opera di quelle mediazioni mafiose, che si esprimono attraverso il cosiddetto “caporalato”.Gli appelli del nostro confratello Vescovo aprono la strada alle nostre riflessioni attente e, siamo convinti, anche oggettive e inoppugnabili: a Rosarno non abbiamo assistito a fenomeni di razzismo da parte dei cittadini. Ciò va gridato contro tutte le strumentalizzazioni dei media, e di quanti stanno dietro di loro, sempre pronti a fare dei fatti che succedono in Calabria un’occasione per gettare fango su di noi Calabresi e sulla nostra Regione.Ci chiediamo perché mai la nostra terra debba essere additata come un “deserto di inumanità”. La Calabria non lo merita: i Calabresi, almeno quelli degni della loro storia di civiltà e di cristianità, e sono la maggioranza, hanno sempre manifestato accoglienza, solidarietà, fraternità con tutti. Sul nostro territorio hanno sempre vissuto in fraternità gente di cultura diversa; basti ricordare la presenza sul territorio di una comunità italo-albanese, costituita ecclesiasticamente in una diocesi con tradizioni e riti bizantini.Quel che è successo a Rosarno è stata la logica conseguenza di un disinteresse economico e sociale, grave e imperdonabile. Le condizioni di vita degli immigrati erano note a tutti, anche alle autorità governative, che avevano fatto pure sopralluoghi, senza poi intervenire. Lo sfruttamento ad opera della malavita locale era anch’esso risaputo. Chi non sapeva che gli immigrati lavoravano sottocosto e che da quella misera paga doveva essere tolta la parte da pagare al “caporale” di turno che decideva chi e dove andare a lavorare?L’irreparabile, facilmente pronosticabile, è accaduto, tuttavia non per razzismo da parte dei Rosarnesi, ma perché qualcuno degli immigrati ha deciso di ribellarsi a questa forma moderna di schiavitù che la malavita locale ha voluto imporre. Quel che poi è seguito è stato solo la deprecabile reazione, dall’una e dall’altra parte, che nulla aveva a che vedere con il razzismo.A questo punto è bene, forse, inserire il problema nel contesto più vasto della situazione in cui è venuto a trovarsi il mercato degli agrumi, oggetto ormai di poca attenzione da parte delle forze politiche. È a tutti noto come su questo mercato la malavita organizzata da sempre ha allungato le sue mani voraci. A qualunque osservatore attento viene il dubbio che nella situazione di crisi in cui versa questo mercato, chi da sempre ne ha tenuto in mano le fila abbia mollato tutto decidendo di buttare fuori anche gli immigrati, non più necessari. Ci auguriamo che si sappia far luce su chi è stato dietro a tutta la vicenda.Noi Vescovi vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutti i Rosarnesi animati da amore cristiano e concretamente solidali con gli immigrati. Non possiamo tacere che nella zona di Rosarno ci sono circa 1.500 di loro con regolare permesso di soggiorno e che sono parte attiva ormai della vita delle comunità ove risiedono.Vogliamo a loro chiedere scusa per quanto hanno subito a causa dello sfruttamento e della violenza, del modo troppo sbrigativo, forse, con il quale sono stati allontanati da Rosarno, lasciando tutte le loro piccole “sicurezze”, anche il denaro da percepire e poi, dopo i debiti controlli, abbandonati a loro stessi. Vorremmo aggiungere però anche l’invito a non farsi giustizia da sé, ma ad aver fiducia nello Stato e in quanti per venire loro incontro cercano di coniugare legalità e solidarietà.Ci permettiamo rivolgere un invito pressante a chi ci governa perché prevenga i mali con una politica attenta e con interventi programmati di lungo respiro, piuttosto che intervenire poi per ripararli. L’accoglienza non può essere limitata alla semplice assistenza. Aggiungiamo ancora l’appello ad arrivare al cuore della delinquenza organizzata, quella palese, ma soprattutto quella occulta, per debellare la piaga dello sfruttamento del lavoro nero e di ogni altra forma di illegalità.A tutti coloro che cercano i loro profitti al di fuori della legalità calpestando i valori cristiani nei quali ostentano di credere praticando riti e tradizioni religiose, rivolgiamo l’invito pressante a ritornare sui loro passi e convertirsi al Signore: questa sarebbe vera fede.Esortiamo per ultimo i fedeli delle nostre Chiese a continuare sulla strada della testimonianza della carità cristiana.I Vescovi delle Chiese di Calabria.
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