sabato 2 aprile 2016
Al termine della Veglia per la festa della Divina Misericordia, Papa Francesco ha esortato a lasciare un ricordo dell'Anno Santo della Misericordia in ogni Chiesa locale. Domenica mattina la Messa solenne in San Pietro.
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Giovanni Paolo II, nel nome della Misericordia (Francesco Ognibene)
La figura di santa Faustina Kowalska
«Un'opera di misericordia in ogni diocesi»
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Ogni diocesi realizzi un'opera di misericordia. È questa l'esortazione di Papa Francesco al termine della Veglia in piazza San Pietro per la festa della Divina Misericordia. «Che bello sarebbe che, come ricordo di quest'Anno Santo della misericordia, in ogni diocesi venisse data vita ad un'opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa per anziani, per i bambini abbandonati... tante cose che si possono fare. Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: "cosa posso lasciare come piaga di Gesù vivente? Come ricordo?" . Parlatene con i vostri vescovi"». Così, con questa proposta concreta Papa Francesco ha concluso la sua omelia in piazza San Pietro alla veglia di preghiera per la misericordia. La Chiesa celebra il 3 aprile la festa della Divina Misericordia, nella seconda domenica di Pasqua, voluta da San Giovanni Paolo II. Due gli appuntamenti che Papa Francesco dedica a questa festa e a quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia: una veglia di preghiera la sera del sabato alle 18 in Piazza San Pietro e domenica mattina la Messa alle 10, sempre in Piazza San Pietro. Durante la Veglia, si è pregato – tra gli altri – per i cristiani perseguitati e i cristiani prigionieri della mentalità mondana, le persone abusate e sfruttate, i profughi e gli esiliati. Ancora, si invocherà la Divina Misericordia perché raggiunga i violenti, i seminatori di odio e quanti opprimono la dignità dell'uomo. Intanto, stamani, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet: “Diventare misericordiosi significa imparare ad essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato”.
Ci vuole coraggio ad essere misericordiosi, ci vuole coraggio per perdonare. Il pensiero di oggi affidato da Francesco ad un tweet ricorre tante volte in questo Giubileo e a dire il vero fin dall’inizio del suo Pontificato. Sì, ci dice e ridice il Papa, “per diventare misericordiosi bisogna imparare ad essere coraggiosi nell’amore”. “Avere un cuore misericordioso – avvertiva del resto in un’altra occasione - non significa avere un cuore debole”. Chi vuole essere misericordioso, infatti, “ha bisogno di un cuore forte e saldo”. Come sottolinea la Radio Vaticana, il coraggio della misericordia, ripete il Papa, è anche quello che fa andare avanti le famiglie nell’affrontare le tante difficoltà della vita. Il coraggio di fare sacrifici, il coraggio di sapersi perdonare e ricominciare. “Il perdono – scrive Francesco nella Misericordiae Vultus - è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza”. La misericordia è concreta, annota ancora, e si declina anche con un semplice “permesso, scusa, grazie”. Ci vuole coraggio dunque per essere misericordiosi anche in famiglia: “Ci vuole coraggio per questo, eh! Per questo quando io saluto i novelli sposi, dico: ‘Ecco i coraggiosi!’, perché ci vuole coraggio per amarsi così come Cristo ama la Chiesa. La celebrazione del sacramento non può lasciar fuori questa corresponsabilità della vita familiare nei confronti della grande missione di amore della Chiesa”. (Udienza generale 6 maggio 2015) E ci vuole coraggio anche e soprattutto per riconoscersi peccatori. “Una grazia da chiedere”, ripete tante volte Francesco. Solo così infatti possiamo lasciarci raggiungere e toccare dalla Misericordia di Dio. Lui sempre bussa alla porta del nostro cuore, ma ha bisogno di noi per entrare: “Se tu non ti senti peccatore, hai incominciato male. Chiediamo la grazia che il nostro cuore non si indurisca, che sia aperto alla misericordia di Dio, e la grazia della fedeltà. E quando ci troviamo, noi, infedeli la grazia di chiedere perdono”. (Omelia a Santa Marta, 3 marzo 2016)
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