sabato 18 maggio 2013
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La fede, l'evangelizzazione, l'etica pubblica, il modello di sviluppo la politica, la testimonianza e la sofferenza di chi nel mondo cammina per una Chiesa-movimento. Sono questi i temi affrontati nelle domande che sono state poste al Papa in piazza San Pietro da rappresentanti dei movimenti, delle comunità, delle associazioni e delle aggregazioni laicali in occasione dell'Anno della fede e presenti oggi e domani a Roma con quasi 150mila persone. Una sorta di question time a cui il Pontefice non si è sottratto. La prima domanda affrontava il tema della fede. Troppe volte ci si rende conto di come la fede sia un inizio dicambiamento e però poi si stenta a investire la totalità della  vita, cioè non diventa l'origine di tutto il nostro conoscere e agire. E allora - è stato chiesto a Papa Francesco - come fare?, come egli stesso ha potuto raggiungere nella sua vita la certezza della fede e "quale strada ci indica perchè ciascuno di noi possavincere la fragilità della fede?". Una seconda domanda puntava sull'evangelizzazione, nel vivere la fede in ogni ambiente, anche al lavoro. Spesso - ha detto il rappresentante dei movimenti che ha posto il tema - capita che molti cerchino la felicità in tanti itinerari individuali in cui la vita e le sue grandi domande spesso si riducono al materialismo di chi vuole avere tutto e resta perennemente insoddisfatto o al nichilismo per cui nulla ha senso. Come attuare la nuova evangelizzazione che la Chiesa chiede, "quale è - è stata la domanda al Papa - la cosa più importante cui tutti noi movimenti, associazioni e comunità dobbiamo guardare per attuare il compito cui siamo chiamati? In che modo comunicare la fede oggi?".Il terzo quesito è partito dalle parole di papa Bergoglio in occasione della sua prima udienza pubblica, quellaper gli operatori dei media: "Come vorrei una Chiesa povera per i poveri". Parole che subito diedero il senso del pontificato che si apriva con Papa Francesco. E però oggi quelle stesse persone che pur già si impegnano nella vicinanza e nell'aiuto ai poveri devono fare i conti con la crisi che ha aggravato tutto, con la povertà che si è affacciata anche nel mondo del benessere, la mancanza di lavoro, i movimenti migratori di massa, le nuove schiavitù, l'abbandono e la solitudine di tante famiglie, di tanti anziani e di tante persone chenon hanno casa e/o lavoro. E dunque al Papa viene chiesto di spiegare come si può vivere una Chiesa povera e per i poveri? In che modo l'uomo sofferente è una domanda per la fede? Quale contributo concreto ed efficace possono tutti, come movimenti e associazioni laicali, dare alla Chiesa e alla società per affrontare questa grave crisi "che tocca l'etica pubblica, il modello di sviluppo, la politica?". In sostanza, come arrivare a un nuovo modo di essere uomini e donne?Infine la quarta domanda. Camminare, costruire, confessare: sono i pilastri indicati da papa Francesco nell'omelia tenuta in occasione della Messa tenuta al collegio cardinalizio nella Cappella Sistina all'indomani della sua elezione al soglio pontificio. Un vero e proprio programma per una Chiesa-movimento. E però confessare, cioè testimoniare la fede, provoca turbamento se si pensa a quanti soffrono a causa dela fede stessa, se si pensa "a chi si sente accerchiato e discriminato - ha detto il rappresentante dei movimenti - per la sua fede cristiana in tante, troppe parti del nostro mondo". E di fronte a queste situazioni la testimonianza appare timida e impacciata. E allora - la domanda al Papa - "cosa fare di più, come aiutare questi nostrifratelli? Come alleviare la loro sofferenza non potendo fare nulla, o ben poco, per cambiare il loro contesto politico e sociale?".
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