martedì 19 febbraio 2013
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Pubblichiamo un intervento del cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola - scritto per Avvenire - nel quale ricorda i tre viaggi che Benedetto XVI ha compiuto in Spagna e i frutti di quelle visite maturati nel Paese iberico. Benedetto XVI ha dimostrato in differenti occasioni e in differenti modi che ha la Spagna nella memoria e nel cuore. Basta scorrere alcuni dei momenti delle sue tre visite nel nostro Paese, per comprendere la portata di una stima così sincera e profonda. Lo ricordiamo, per esempio, a Valencia nel 2006, annunciando in maniera magistrale il Vangelo della famiglia. «Conosco e incoraggio la spinta che state dando all’azione pastorale – disse allora a noi vescovi spagnoli –. In tempi di veloce secolarizzazione, che riguarda anche la vita interna delle comunità cristiane, continuate a proclamare senza scoraggiarvi che prescindere da Dio mina la verità dell’uomo e ipoteca il futuro della cultura e della società».Lo ricordiamo, nel 2010, pellegrino della fede davanti alla tomba dell’apostolo Santiago. Fu proprio prima di atterrare a Compostela che fece riferimento alla Spagna come un paese decisivo nella rinascita del cattolicesimo in epoca moderna, grazie a figure di peso come per esempio sant’Ignazio di Loyola, santa Teresa di Gesù o san Giovanni d’Avila. E fu in quello stesso viaggio che abbiamo potuto vederlo a Barcellona, commosso di fronte alla bellezza della Sagrada Familia, sintesi esemplare di continuità e novità, di tradizione e creatività. Lo ricordiamo, infine, nel 2011, durante l’indimenticabile Giornata mondiale della gioventù di Madrid, inginocchiato di fronte al Santissimo, in una notte oscura di agosto, calma dopo una tempesta che bagnò la folla. Fu il Papa che ci convocò, ci riunì e presiedette nella grande festa della fede. Insieme a lui, quasi due milioni di giovani, uniti ai loro vescovi, sacerdoti ed educatori, hanno dato testimonianza davanti al mondo della perenne gioia che si irradia quando ci si mantiene radicato ed edificato in Cristo, saldo nella fede. «La Spagna è una grande nazione – ci disse l’ultimo giorno, all’aeroporto, prima di ritornare a Roma –, una nazione "che in una convivenza sanamente aperta, plurale e rispettosa, sa e può progredire senza rinunciare alla sua anima profondamente religiosa e cattolica"». «Vorrei assicurare agli spagnoli – furono le sue parole finali – che sono molto presenti nella mia preghiera. Sono convinto che, confortati dalla fede in Cristo, contribuiranno con il meglio di sé affinché questo grande paese affronti le sfide dell’ora presente e continui a progredire lungo le vie della concordia, della solidarietà, della giustizia e della libertà». Anche noi, in enorme debito di gratitudine per la sua paternità ecclesiastica e spirituale, ci ricordiamo di lui e gli assicuriamo, dalla sua amata Spagna, la nostra vicinanza e la nostra preghiera nella sua nuova tappa a servizio della Chiesa».
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