sabato 8 marzo 2014
Roma riflette sul ruolo affidato ai laici. Messaggio del Papa: discepoli e missionari.
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Laici, cioè «protagonisti nell’opera di evangelizzazione e promozione umana». E perciò «inseparabilmente discepoli e missionari». Anche e soprattutto nel contesto di una metropoli come Roma. Lo scrive il Papa nel Messaggio che ieri pomeriggio ha inviato al convegno «La missione dei laici cristiani nella città», organizzato dal Vicariato di Roma e che ha riunito i responsabili delle aggregazioni laicali di ispirazione cristiana. Francesco ha richiamato innanzitutto il fatto che «ogni membro del popolo di Dio è incorporato alla Chiesa». E perciò, ha aggiunto, «come conseguenza di questa comune appartenenza alla Chiesa e partecipazione alla sua missione, è importante non contrapporre tra loro le parrocchie e le aggregazioni laicali. Queste ultime, nella loro varietà e dinamicità, sono una risorsa per la Chiesa, con la loro proiezione nei diversi ambienti e settori della vita sociale; ma è bene che mantengano un legame vitale con la pastorale organica della diocesi e delle parrocchie, per non costruirsi una lettura parziale del Vangelo e non sradicarsi dalla madre Chiesa».Il Papa ha anche invitato i laici a «fare uso abitualmente del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, uno strumento completo e prezioso», soprattutto riguardo alla «missione nella città». «Con l’aiuto di questa "bussola" – ha sottolineato il Pontefice –, vi incoraggio a lavorare per l’inclusione sociale dei poveri, avendo sempre per loro una prioritaria attenzione religiosa e spirituale».Il Messaggio ha dunque fatto da apripista al convegno indicandone anche le coordinate di fondo. Coordinate riprese nella sua relazione dal cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini. «I cristiani di Roma devono tornare ad essere la luce della carità», ha detto il porporato. Soprattutto in un momento come il nostro in cui «la crisi morale, economica e sociale che attraversiamo» ha «gravi conseguenze su larghe fasce della popolazione». Proprio in questo periodo, però, «sembra mancare – sottolinea Vallini – una voce forte e autorevole del laicato cattolico che sia coscienza critica alle istituzioni, al mondo politico, ai corpi intermedi per un’azione vera di giustizia sostanziale». Di qui il suo appello ai laici a «sporcarsi le mani in tutti quegli ambiti per i quali avete vocazione propria e competenza».A Roma, ha fatto notare il cardinale, «la gente vive nell’anonimato» e «si impoverisce». «Cresce il numero degli anziani soli, degli immigrati, si ingrossano le sacche di emarginazione e di povertà». Inoltre «crescono anche la disoccupazione e il precariato, con lo sgretolamento del ceto medio». Tuttavia non mancano le risorse e le potenzialità, grazie «alle parrocchie, alla capillare presenza di comunità di consacrati, alle numerose aggregazioni laicali, all’opera del volontariato cristiano, alle università e a centri di studio».Dunque non si parte da zero, ma occorre dare una svolta anche al modo di essere cristiani. «La Provvidenza vi chiama – ha sollecitato Vallini – ad accogliere una sfida, ad essere protagonisti della costruzione di una città giusta e solidale, dove tutte le persone siano rispettate nella loro dignità e promosse nella loro libertà, allo scopo di realizzare il destino di figli di Dio». E per fare questo occorre la conversione personale e la formazione, anche la formazione alla politica, ha sottolineato il cardinale. Ma soprattutto bisogna «essere vicino a chi soffre». Alla vigilia dell’8 marzo il vicario del Papa ha ricordato «le donne che, abbandonate a se stesse, decidono di abortire; quelle che subiscono violenze; chi non ha casa o l’ha persa, quanti non hanno lavoro o lo hanno da sempre in nero». «L’universo dei deboli e degli esclusi ci appartiene come cristiani e ci impegna come Chiesa». Dunque tocca ai laici promuovere «politiche di integrazione sociale, nel rispetto della legalità» e a «far diventare cultura cittadina un tono alto della convivenza urbana». I cristiani, in definitiva come «trasmettitori di speranza – ha detto Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa – promotori di una cultura della gratuità, animatori di un sentire etico e testimoni di professionalità». Tutti elementi della missione nella città.
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