sabato 9 aprile 2016
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«Saluto i pellegrini dell’Università Cattolica». Le parole di Papa Francesco nei saluti finali dell'udienza giubilare sono accolte da un caloroso applauso dei duemila partecipanti al pellegrinaggio giubilare promosso dall’ateneo dei cattolici. Per ottocento di loro il cammino è iniziato la sera precedente. Visi stanchi, ma contenti di esserci per questo percorso che ha vissuto anche il passaggio attraverso la Porta Santa nella Basilica di San Pietro e la Messa celebrata all’Altare della Cattedra sempre nella Basilica Vaticana. A presiedere la celebrazione eucaristica l’assistente ecclesiastico generale, il vescovo Claudio Giuliodori, che poco prima al termine dell’udienza giubilare aveva salutato il Papa, assieme al rettore dell’ateneo Franco Anelli e ai presidi delle facoltà della Cattolica che sono presenti nelle quattro sedi nazionali (Milano, Roma, Brescia, Piacenza-Cremona). «Come comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha detto nella sua omelia il vescovo Giuliodori – ci sentiamo dei pellegrini sulle strade dell’educazione e della cultura, bisognosi i essere continuamente purificati e rinnovati dall’abbraccio rigenerante della misericordia divina». Insomma un Giubileo da vivere e calare nella realtà accademica in cui non solo i 1.500 pellegrini presenti in Basilica, operano quotidianamente, come studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo. Ecco allora che tra i doni che questo pellegrinaggio «ci lascia, vi è anche quello di rinnovare la nostra missione. Parlo della missione dell’Università Cattolica. Questo Anno della misericordia – ha aggiunto l’assistente ecclesiastico generale – possa e debba incidere positivamente anche sul rafforzamento delal specifica missione dell’ateneo dei cattolici italiana. In primo luogo perchéil servizio educativo offerto dalla Cattollica è una delle forme più qualificate attraversoi cui si manifesta il volto misericordioso del Padre, che proprio perché è Padre è anche educatore». Per questo motivo, sottolinea ancora il vescovo Giuliodori, «il nostro ateneo è, e deve esserlo sempre di più, un luogo dove non mancano segni concreti di misericordia», a partire dalla realtà del Policlinico Gemelli.
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