mercoledì 4 maggio 2016
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Promosso dagli uffici liturgico e catechistico della Cei, insieme a quello per le comunicazioni sociali, da gennaio del 2014 è partito il primo corso di formazione omiletica permanente per presbiteri e diaconi. “ProgettOmelia” ha avuto inizio in occasione dell’Anno della fede e del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, e ha trovato nella Evangelii gaudium di papa Francesco una ulteriore spinta: «La preoccupazione per la modalità della predicazione – scrive il Papa al n. 156 – è anch’essa un atteggiamento profondamente spirituale. Significa rispondere all’amore di Dio (…) ma è anche un esercizio squisito di amore al prossimo, perché non vogliamo offrire agli altri qualcosa di scarsa qualità ». E ancora, più avanti: «Diceva già Paolo VI che i fedeli “si attendono molto da questa predicazione, e ne ricavano frutto purché essa sia semplice, chiara, diretta, adatta”. La semplicità ha a che vedere con il linguaggio utilizzato. Dev’essere il linguaggio che i destinatari comprendono per non correre il rischio di parlare a vuoto». Dopo una prima fase svolta in alcune diocesi pilota, ora il progetto si appresta ad estendersi a tutte le altre. Per due giorni a Roma si sono incontrati 40 coordinatori diocesani: sarà loro compito offrire localmente maggiori dettagli sulle prossime tappe del cammino. Un secondo incontro, destinato ai componenti delle équipe diocesane, si terrà sempre a Roma, sabato 18 giugno. «Quello che vogliamo offrire – spiega don Franco Magnani, direttore dell’Ufficio Liturgico nazionale – è uno spazio dinamico di sostegno e di confronto, in cui misurarci con le necessità pastorali e il contesto culturale italiano. Due le principali vie che abbiamo scelto: laboratori in cui lavorare sulla “forma” delle omelie in piccoli gruppi di ministri ordinati, moderati da animatori appositamente preparati; un gruppo di interesse e di sostegno sul “contenuto”, che si raccoglie attraverso un forum on line e si appoggia ad una piattaforma web con accesso riservato ». Stefano Proietti
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