giovedì 27 settembre 2012
​Intervista a monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale del tempo libero:  «E' ora di una gioiosa sobrietà»
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Anche per il turismo è l’ora di una «sobrietà gioiosa», che nasca dal­la riscoperta di un stile di vita so­stenibile capace di trasformare il viaggio e la vacanza in «un’arricchente occasione d’incontro e di scambio». Solo così, se­condo monsignor Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, il concetto di «sostenibilità energetica» po­trà entrare a far parte della dimensione festiva e vacanziera. E proprio «Turismo e sostenibilità energetica: propulsori di svi­luppo sostenibile» è proprio il tema della 33ª Giornata mondiale del turismo che si celebra oggi. Un’iniziativa promossa dal­l’Organizzazione mondiale del turismo, cui anche quest’anno la Santa Sede ha a­derito: per l’occasione, infatti, è stato dif­fuso un messaggio del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e degli itine­ranti. Monsignor Lusek, nell’attuale contesto di grande crisi, che tono assume il ri­chiamo a conciliare turismo e sostenibi­lità energetica? È un richiamo che ben si colloca nel con­testo attuale di crisi perché pone in primo piano il senso del limite. Il messaggio del Pontificio Consiglio, infatti, ci ricorda che ogni sviluppo, anche nel turismo, deve fa­re i conti con alcuni limiti precisi per es­sere davvero sostenibile. Ogni crescita, ci viene ricordato, deve essere al servizio del­l’essere umano e del bene comune. Que­sto richiamo al fondamento etico anche dell’esperienza turistica ci fa capire che ora è il momento di riscoprire la 'sobrietà gioiosa' anche nella gestione del tempo libero. Questo può avvenire solo recupe­rando uno stile di vita che tenga conto del bisogno di costruire un mondo più giusto, dove le risorse siano salvaguardate e accessibili a tutti. Come è possibile raggiun­gere questi obiettivi? Prima di tutto attraverso i­tinerari educativi che porti­no a riscoprire alcuni at­teggiamenti fondamentali basati sulla consapevolez­za delle conseguenze delle nostre scelte oltre che sul rispetto del­l’ambiente, dei luoghi che sono mete tu­ristiche e delle persone che s’incontrano in viaggio. Questo significa coltivare anche nella vita 'feriale' la visione del territorio come dimora, casa, spazio d’incontro, ter­reno da cui si alimentano le proprie radi­ci e non solo come oggetto di sfrutta­mento. Significa riscoprire quella «len­tezza » che diventa preziosa per riportare il turismo a una dimensione umana, ca­pace di gustare l’incontro con popoli e ter­ritori diversi. La Giornata di oggi è di cer­to un’occasione di riflessione ma deve es­sere anche momento privilegiato per pro­porre pratiche concrete. Quest’anno ad e­sempio l’invito pratico è a sostenere ini­ziative che siano energeticamente effi­cienti. Un tema sul quale la Chiesa ha un compito di responsabilità. Quali le principali scel­te pastorali in quest’ot­tica? Noi abbiamo indicato due principali «vie»: la prima è quella della bel­lezza, con la riscoperta dell’enorme patrimonio artistico religioso, testi­mone della vita di fede e della storia del nostro popolo. La seconda è quella della «minorità», con la promozio­ne dei circuiti meno conosciuti, quelli do­ve le logiche di mercato non la fanno da padrone e quindi dove il turismo è anco­ra un’esperienza «umanizzante» di cre­scita personale. Da qui, ad esempio, la scelta delle Molise e di Campobasso co­me sede degli eventi nazionali.
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