mercoledì 8 ottobre 2014

L'appello del Papa all'Udienza: "Il Sinodo è un momento importante della vita della Chiesa, anche per il sostegno alle famiglie spesso ferite". Nella catechesi ha parlato della divisione tra cristiani: "È una vergogna". IL TESTO  FOTO Due bimbi col Papa sulla jeep
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Il Papa ha invitato i fedeli, al momento dei saluti finali dell'udienza generale di oggi, mercoledì, in piazza San Pietro, a "far entrare nella vostra preghiera i lavori del Sinodo sulla famiglia che si è aperto domenica scorsa" ed è in corso fino al 19 ottobre in Vaticano. "È un momento importante della vita della Chiesa, come anche per il sostegno alle nostre famiglie spesso ferite e provate in molti modi. Che Dio vi benedica e che benedica le vostre famiglie!".La catechesi oggi verteva sui cristiani non cattolici. “Ci sono tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra. Molti si sono rassegnati a questa divisione, che nel corso della storia è stata spesso causa di conflitti e di sofferenze, anche di guerre, eh! Questa è una vergogna! Anche oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità… Ma, mi domando: noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti a questa divisione? Oppure crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione? La piena comunione … cioè poter partecipare tutti insieme al corpo e al sangue di Cristo”.“Le divisioni tra i cristiani – ha proseguito - mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi facciamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo. Sappiamo bene quanto stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel suo amore".“Durante il suo cammino nella storia, la Chiesa è tentata dal maligno, che cerca di dividerla, e purtroppo è stata segnata da separazioni gravi e dolorose. Le ragioni che hanno portato alle fratture e alle separazioni possono essere le più diverse: dalle divergenze su principi dogmatici e morali e su concezioni teologiche e pastorali differenti, ai motivi politici e di convenienza, fino agli scontri dovuti ad antipatie e ambizioni personali… Quello che è certo è che, in un modo o nell’altro, dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra”.“Ora, di fronte a tutto questo, c’è qualcosa che ognuno di noi, come membri della santa madre Chiesa, possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro non deve mancare la preghiera, in continuità e in comunione con quella di Gesù, la preghiera per l’unità dei cristiani.  E insieme con la preghiera, il Signore ci chiede una rinnovata apertura: ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce, cercando di meglio conoscere e amare Gesù e di condividere la ricchezza del suo amore". Quindi ha aggiunto a braccio: “È un dolore ma ci sono divisioni, ci sono cristiani divisi, ci siamo divisi fra noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo il Signore. Tutti crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e terzo, tutti camminiamo insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro! Ma tu la pensi così, tu la pensi così … Ma in tutte le comunità ci sono bravi teologi: che loro discutano, che loro cerchino la verità teologica perché è un dovere, ma noi camminiamo insieme, pregando l’uno per l’altro e facendo opere di carità. E così facciamo la comunione in cammino. Questo si chiama ecumenismo spirituale: camminare il cammino della vita tutti insieme nella nostra fede, in Gesù Cristo il Signore. Si dice che non si deve parlare di cose personali, ma non resisto alla tentazione. Stiamo parlando di comunione … comunione tra noi. Ed oggi, io sono tanto grato al Signore perché oggi sono 70 anni che ho fatto la Prima Comunione. Ma fare la Prima Comunione tutti noi dobbiamo sapere che significa entrare in comunione con gli altri, in comunione con i fratelli della nostra Chiesa, ma anche in comunione con tutti quelli che appartengono a comunità diverse ma credono in Gesù. Ringraziamo il Signore per il nostro Battesimo, ringraziamo il Signore per la nostra comunione, e perché questa comunione finisca per essere di tutti, insieme”.Quindi così ha concluso la catechesi in italiano: “Cari amici, andiamo avanti allora verso la piena unità! La storia ci ha separato, ma siamo in cammino verso la riconciliazione e la comunione! E questo è vero! E questo dobbiamo difenderlo! Tutti siamo in cammino verso la comunione".
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