mercoledì 17 ottobre 2012
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“La fede cristiana, operosa nella carità e forte nella speranza, non limita, ma umanizza la vita, anzi la rende pienamente umana”. Lo ha detto il Papa, che nell’udienza generale ha inaugurato un nuovo ciclo di catechesi, dedicate all’Anno della fede, per “riprendere e approfondire le verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica, meditando e riflettendo sulle affermazioni del Credo”. “Con la fede cambia veramente tutto per noi”, ha detto Benedetto XVI, perché la fede “non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l’anima”. La fede ci insegna che “solo nell’amore consiste la pienezza dell’umo”: una verità, questa, da ribadire “con chiarezza, mentre le trasformazioni culturali in atto mostrano spesso tante forme di barbarie, che passano sotto il segno di conquiste di civiltà”. “È un dovere della Chiesa trasmettere la fede, comunicare il Vangelo - ha affermato il Pontefice - affinché le verità cristiane siano luce nelle nuove trasformazioni culturali, e i cristiani siano capaci di rendere ragione della speranza che portano”. “Oggi - l’analisi del Papa - viviamo in una società profondamente mutata anche rispetto ad un recente passato e in continuo movimento. I processi della secolarizzazione e di una diffusa mentalità nichilista, in cui tutto è relativo, hanno segnato fortemente la mentalità comune”. Così, ha aggiunto il Papa, “la vita è vissuta spesso con leggerezza, senza ideali chiari e speranze solide, all’interno di legami sociali e familiari liquidi, provvisori”. Soprattutto le nuove generazioni “non vengono educate alla ricerca della verità e del senso profondo dell’esistenza che superi il contingente, alla stabilità degli affetti, alla fiducia”. Al contrario, “il relativismo porta a non avere punti fermi, sospetto e volubilità provocano rotture nei rapporti umani, mentre la vita è vissuta dentro esperimenti che durano poco, senza assunzione di responsabilità”. Neanche i credenti - è la tesi del Papa - restano “totalmente immuni” dai “pericoli” dell’individualismo e del relativismo. Anzi, l’indagine promossa in tutti i continenti in vista del Sinodo ha evidenziato “una fede vissuta in modo passivo e privato, il rifiuto dell’educazione alla fede, la frattura tra fede e vita”. Oggi, in altre parole, “non è così lontano il rischio di costruirsi una religione ‘fai-da-te’”: il cristiano, infatti, “spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso”. Al contrario, per il Papa, “dobbiamo tornare a Dio, al Dio di Gesù Cristo, dobbiamo riscoprire il messaggio del Vangelo, farlo entrare in modo più profondo nelle nostre coscienze e nella vita quotidiana”. VAI AL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI
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