martedì 5 aprile 2016
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TRENTO «Cara Chiesa di Trento, prima di esserti padre, sento di essere tuo figlio; non posso non dirti grazie per quanto mi hai donato. Sostienimi quando il mio passo si farà stanco, perdonami quanto ti deluderò… rimproverami a viso aperto, quando mi terrò lontano dai poveri, dagli ultimi , dai senza nome». Monsignor Lauro Tisi, 54 anni, nato a Giustino in val Rendena, da domenica 122° arcivescovo metropolita di Trento, si è rivolto così alla sua Chiesa, con quel “tu” confidenziale, già usato nei suoi ultimi 9 anni da vicario generale, per ringraziarla e insieme spronarla a seguire «il Falegname di Nazareth che si è chinato su di noi, ci ha lavato i piedi e ci ha donato il perdono». Ad accompagnare il popolare “don Lauro” – per 20 anni vicerettore e poi padre spirituale del Seminario – oltre 2.500 persone in Cattedrale e davanti al maxischermo in piazza Duomo, 300 sacerdoti, religiosi e religiose, 26 vescovi hanno partecipato all’ordinazione episcopale (seguita in diretta da 4 televisioni, da radio Trentino inBlu e in streaming da tanti missionari ed emigrati) senza precedenti nella storia locale: mai un pastore trentino aveva ordinato l’arcivescovo di Trento. Per scelta Tisi è stato infatti monsignor Luigi Bressan, ora arcivescovo emerito dopo quasi 17 anni di servizio come “discepolo di speranza”, a imporgli le mani assieme al patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, e al vescovo della diocesi suffraganea di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser. «Conosco il tuo cuore, aperto in particolare a sofferenti, disabili, disoccupati e agli sfollati», ha detto Bressan nell’omelia incoraggiando il nuovo vescovo nella missione di pater familias e salutandolo con l’espressione di sant’Ambrogio all’amico san Vigilio, patrono di Trento: «Sta’ sano e amaci, perché anche noi ti amiamo». La conoscenza di un contesto di frontiera per tanti aspetti tipico, sottolineata dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, e dal presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi (ha indicato come esempio la recente accoglienza ai profughi siriani) è riconosciuta anche nella bolla di papa Francesco e nei saluti dei rappresentanti dei laici; l’apertura ad gentes era incarnata dai cinque vescovi di origine trentina presenti – Mariano Manzana (vescovo di Mossorò in Brasile), Adriano Tomasi (vescovo ausiliare di Lima), Giuseppe Filippi (vescovo di Kotido in Uganda), Guido Zendron (vescovo di Paulo Afonso in Brasile) e GianCarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano – che hanno concelebrato assieme ad altri pastori delle diocesi trivenete: dalla vicina Austria è arrivato l’amministratore apostolico di Innsbruck, monsignor Jakob Bürgler. «Nessuno si senta escluso, non all’altezza», ha raccomandato ai lontani il vescovo dal passo montanaro e dalla voce energica, dopo aver ringraziato la famiglia (la mamma e i tre fratelli gli hanno donato la mitra e un anello semplice, il papà è morto quando Lauro aveva solo 6 anni) e l’amata valle Rendena, evocata nella stemma col motto “Il verbo si fece carne”. Il pomeriggio, nel quale Tisi ha regalato ai fedeli una riflessione biblica sull’enciclica Laudato si’, era cominciato con l’arrivo a piedi (l’arcivescovo non risiederà in episcopio ma nel suo solito, vicino appartamento) accompagnato dalle chitarre, dai bonghi e dal saluto dei giovani. «Già in autunno ci troveremo alla scuola della Parola – ha detto loro, spiazzando i collaboratori – e voglio mettermi in vostro ascolto. Perché, se capisco voi, avrò anche le chiavi per farmi capire dagli adulti». © RIPRODUZIONE RISERVATA TRENTO. Il nuovo vescovo Lauro Tisi (Boato)
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