mercoledì 12 ottobre 2016
​ Il Papa autorizza la promulgazione dei decreti che riconoscono le virtù eroiche di Maria Costanza Panas e Maria Teresa Spinelli, e di due sacerdoti spagnoli.
Due italiane fra i nuovi venerabili
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La «monaca veneta» che fa dell’umiltà il tratto della sua vita da clarissa cappuccina a Fabriano e che con la sua penna brillante racconta i “doni” ascetici. La madre di famiglia, vessata dal marito, che crea la prima scuola pubblica femminile di Frosinone e che mette al centro l’educazione con la Congregazione da lei fondata. Ancora. Il gesuita spagnolo che con le sue «catechesi rurali» si fa vicino ai dimenticati delle campagne ma anche ai malati e ai carcerati. E poi il sacerdote – sempre spagnolo – che con le sue hogares, case animate dalle appartenenti al suo Istituto secolare, abbraccia bambini e anziani. Sono i quattro nuovi venerabili sul passo degli ultimi di cui papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei decreti della Congregazione delle cause dei santi che ne riconoscono le virtù eroiche.  Il “via libera” pontificio è arrivato lunedì scorso durante l’udienza concessa al cardinale prefetto Angelo Amato.  Due sono italiani. È originaria di Alano di Piave, in provincia di Belluno, la clarissa cappuccina Maria Costanza Panas. Al secolo Agnese Pacifica, nasce il 5 gennaio 1896. I genitori si trasferiscono in America per lavoro e la ragazzina viene affidata allo zio sacerdote e a una nutrice. Studia a Venezia e diventa maestra. Sono gli anni in cui la donna si lascia andare alle “frivolezze” del tempo finché incontra l’oblato Luigi Fritz che sarà il suo direttore spirituale. Farà il «voto della penna» come riparazione ad alcuni suoi scritti profani. E poi, contro il volere di parenti, entra nel monastero di Fabriano con cui ha instaurato un rapporto epistolario. Eletta badessa, mette il dono della scrittura a servizio della vita contemplativa. In tutto lascerà 88 libri scritti a mano in 46 anni, con una grafia impeccabile e senza correzioni. È anche poetessa e pittrice. Colpita dalla pleurite che la costringerà a letto, offre la vita per il Vaticano II e muore nello stesso anno di Giovanni XXIII, il 28 maggio 1963.  Affonda le sue radici a Roma Maria Teresa Spinelli che nasce il 1° ottobre 1789. Data in sposa a Luigi Ravieli, l’uomo si rivela di indole violenta. Il Vicariato di Roma interviene e sancisce la separazione dei coniugi. Teresa torna in famiglia già madre di una bambina. Nel 1820 ha una visione in cui viene chiamata alla missione educativa. Sarà a Frosinone che creerà la sua scuola femminile. E nel 1827 fonda le Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria che oggi si dedicano al «Cristo bisognoso» visto nei poveri da sfamare, nei piccoli da istruire, nei malati da curare. Forte della spiritualità del santo vescovo di Ippona sulla vita comune, la religiosa indica come fulcro il servizio sull’esempio di Cristo e della Vergine. Muore il 22 gennaio 1850.  È il “missionario” degli emarginati don Arnaiz Tiburcio Muñoz, il sacerdote della Compagnia di Gesù che nasce l’11 agosto 1865 a Valladolid ma che lega il suo nome alla diocesi di Malaga dove svolge parte del suo ministero e dove muore il 18 luglio 1926. Si dedica alla cura dei ragazzi, visita i malati nelle loro case e in ospedale, è accanto ai detenuti. Significativa l’intuizione di tradurre gli Esercizi spirituale di ignaziana memoria per la gente dei villaggi. Un impegno accompagnato da missioni popolari che portano il gesuita a dormire pochissimo e a trascorrere molte ore nel confessionale.  Ed è spagnolo anche don Luis Zambrano Blanco, nato il 23 dicembre 1909 a Fuente del Maestre. Entra giovanissimo nel Seminario diocesano di Badajoz, città dove morirà il 14 febbraio 1983. Parroco in più comunità, scommette sulla formazione cristiana di bambini, adolescenti, giovani e adulti. Dà vita a scuole parrocchiali e mense per i piccoli. Il 23 gennaio 1949 assiste a una sorta di miracolo: il poco riso che cuoce si moltiplica e sfama decine di ragazzini. Fonda dell’Istituto secolare femminile Hogar de Nazaret i cui membri vivono nel mondo, da soli o con la propria famiglia. Al centro ci sono le “case” che accolgono bambini e anziani. Il punto di riferimento è la parrocchia: aperta alla missione e attenta ai più poveri. Una parrocchia “in uscita”, si direbbe con Bergoglio.
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