sabato 8 marzo 2014
​Parolin: confermato il viaggio di Francesco. Diffusa la lettera della Congregazione per le Chiese Orientali sul tradizionale impegno del Venerdì Santo
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«Ogni cristiano ha un debito di riconoscenza» verso le Chie­se della Terra Santa, ricorda­va nel novembre scorso papa Francesco parlando ai patriarchi delle Chiese O­rientali. E non solo per il passato, ma for­se ancora di più per la testimonianza di fe­de che offrono oggi nel difficile e doloro­so contesto del Medio Oriente. È quanto scrivono il cardinale Leonardo Sandri e monsignor Ciril Vasil’, rispettiva­mente prefetto e segretario della Congre­gazioni per le Chiese Orientali, nella let­tera che indice l’annuale Colletta del Ve­nerdì Santo, il gesto di solidarietà con cui i cristiani di tutto il mondo rinnovano il le­game di solidarietà con la Chiesa madre. «Ogni giorno – si legge nel testo diffuso ie­ri dalla Sala Stampa vaticana – i cristiani in varie regioni del Medio Oriente si in­terrogano se restare o emigrare: vivono nell’insicurezza o subiscono violenza, ta­lora, per il solo fatto di professare la loro e nostra fede. Ogni giorno ci sono fratelli e sorelle che resistono, scegliendo di resta­re là dove Dio ha compiuto in Cristo il di­segno della universale riconciliazione. Ma la situazione è veramente delicata: basti pensare al conflitto tra Israele e Palestina, all’evoluzione che investe l’Egitto, alla tra­gedia della Siria». Ecco allora il legame stretto tra il Calvario di ieri e quelli di oggi. «Nel Venerdì Santo – continua la Congregazione – vorremo elevare al Crocifisso il grido della pace per Gerusalemme e perché il mondo, comin­ciando dalla Terra di Gesù, divenga la Città della pace». Un grido di fronte a ferite che si fanno ogni giorno più profonde: «La si­tuazione di pesante incertezza sociale, e addirittura di guerra, si è aggravata – ri­cordano Sandri e Vasil’ –, colpendo ad o­gni livello il fragile equilibrio dell’intera a­rea e riversando sul Libano e sulla Gior­dania profughi e rifugiati che moltiplica­no a dismisura campi di accoglienza sem­pre meno adeguati. Si rimane sconvolti per il numero di rapimenti e omicidi di cristiani in Siria e altrove, per la distruzio­ne di chiese, case e scuole. Ciò non fa che alimentare l’esodo dei cristiani e la di­spersione di famiglie e comunità. Tanti fratelli e sorelle nella fede stanno scriven­do una pagina della storia con 'l’ecume­nismo del sangue', che li affratella, e noi vogliamo essere al loro fianco con ogni sollecitudine».  Di qui l’importanza del gesto della Col­letta che - come ricorda la lettera - andrà a sostenere gli interventi messi in atto non solo dal patriarcato latino di Gerusalem­me e dalla Custodia francescana di Terra Santa, ma anche dalle comunità greco-mel­chite, copte, maronite, sire, caldee, armene, in­sieme a famiglie religio­se ed organismi di ogni genere. «Riceveranno il sostegno per essere vi­cine ai poveri e ai soffe­renti senza distinzione di credo o di etnia – spiega il messaggio – affinché nello smarrimento di questi nostri giorni, la ca­rità ecclesiale faccia risuonare la parola di Gesù: 'Coraggio…non temete' ( Mc 6,50)'».  Il gesto del Venerdì Santo sarà infine an­che un modo concreto per accompagna­re papa Francesco nel viaggio che dal 24 al 26 maggio compirà in Terra Santa. «U­na visita tanto attesa, desiderata e neces­saria » la definiscono Sandri eVasil’. Una vi­sita che ieri un quotidiano locale - The Ti­mes of Israel - è arrivato a mettere in dub­bio a causa di uno sciopero del persona­le del ministero degli Esteri israeliano. «Va tutto come previsto: questo viaggio ci sarà e ci sarà secondo il programma già stabi­lito » conferma il segretario di Stato vati­cano, il cardinale Pietro Parolin. E il il di­rettore della Sala stampa padre Federico Lombardi ha spiegato che la protesta in corso potrebbe «creare difficoltà alla pre­parazione della visita, ma per il momen­to tutto rimane come da programma».
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