venerdì 6 dicembre 2013
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"È con tristezza che ho appreso della morte di Nelson Mandela. Invio le condoglianze a tutta la sua famiglia, ai membri del governo e a tutto il Sudafrica". È con questo pensiero che papa Francesco ha ricordato in un telegramma inviato al presidente sudafricano Jacob Zuma la scomparsa di Mandela.Il Pontefice ha reso "omaggio al costante impegno dimostrato da Nelson Mandela nel promuovere la dignità umana di tutti i cittadini della nazione e nel forgiare un nuovo Sudafrica costruito sulle solide fondamenta della non-violenza, la riconciliazione e la verità". Il Papa ha auspicato che l'esempio di Mandela "possa ispirare generazioni di sudafricani a porre la giustizia e il bene comune al primo posto delle loro aspirazioni politiche".

Il cordoglio delle associazioni cattoliche «La Comunità di Sant'Egidio ha lavorato a lungo a fianco di Nelson Mandela per il processo di pacificazione in Burundi nel 2003 che ci ha visto lavorare con il Sudafrica per la riconciliazione del popolo burundese. Mandela parlava inglese davanti a un paese diviso tra hutu e tutsi e francofono, ma le sue parole erano quelle del “Padre” e ogni burundese le percepiva come rivolte a sé, vere perché vissute prima di essere pronunciate. A volte i figli, quando "papà'" andava via, riprendevano a discutere, perché le divisioni erano profonde. Ma senza Mandela anche la pace in Burundi sarebbe stata impossibile. Sentiamo una responsabilità in più, perché il mondo oggi è' un po' più orfano».

«Le rivoluzioni non dobbiamo farle pagare agli altri ma dobbiamo essere disposti a pagarle di persona. Mandela, con i suoi 27 anni di carcere, ha dimostrato la sua credibilità e la forza della nonviolenza». È il commento di Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla notizia della morte di Nelson Mandela. «Il leader africano è stato l’uomo del dialogo e della riconciliazione – prosegue –. Noi vogliamo ricordare come questi siano i frutti della sua scelta nonviolenta come strumento capace di produrre un vero cambiamento». «La sua vita, ancor più che le sue parole – conclude – costituiscono un appello a costruire una pace vera, fondata sulla giustizia, e la responsabilità che ciascuno ha in questo compito è tanto maggiore quanto maggiore è il ruolo che riveste».

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