sabato 23 febbraio 2019
Tra le misure più importanti da avviare, per il cardinale c'è «la comunicazione al pubblico del numero dei casi e dei relativi dettagli per quanto possibile»
I relatori di stamani, cardinale Reinhard Marx e suor Veronica Openibo, nel briefing con i giornalisti (Ansa)

I relatori di stamani, cardinale Reinhard Marx e suor Veronica Openibo, nel briefing con i giornalisti (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

«Gli abusi sessuali nei confronti di bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all’abuso di potere nell’ambito dell’amministrazione. A tale riguardo, l’amministrazione non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l’ha oscurata, screditata e resa impossibile». Lo ha ammesso il cardinale di Monaco Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore del Consiglio per l'Economia della Santa Sede, nella sua relazione su "Trasparenza come comunità di credenti", nella terza giornata dell'Incontro in Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa.

«La tracciabilità e la trasparenza non arrivano dal nulla. Sono un impegno costante, che si può adempiere anche con il sostegno di esperti esterni alla Chiesa», ha spiegato il porporato tedesco. «A essere decisivo - ha continuato – è sempre l'atteggiamento personale di coloro che lavorano nell'amministrazione e di coloro che ne sono responsabili. In sostanza, si tratta della domanda fino a che punto si è disposti a giustificare le proprie azioni con gli altri e, in qualche misura, anche a essere controllati da altri».

Per il cardinale Marx, «non esistono alternative alla tracciabilità e alla trasparenza». Tuttavia «ci sono obiezioni di cui occorre tener conto». E «riguardano principalmente la violazione del segreto pontificio, come anche il rovinare la reputazione di sacerdoti innocenti o del sacerdozio e della Chiesa nel suo insieme attraverso false accuse, se queste vengono rese pubbliche», anche se «i principi di presunzione di innocenza e di tutela dei diritti personali e la necessità di trasparenza non si escludono a vicenda». Anzi, «è proprio il contrario».

In ogni caso, ha proseguito il porporato, «data l'urgenza del tema, le misure più importanti devono essere avviate immediatamente». E tra queste ha incluso: la «definizione del fine e dei limiti del segreto pontificio»; «norme procedurali trasparenti e regole per i processi ecclesiastici»; «la comunicazione al pubblico del numero dei casi e dei relativi dettagli per quanto possibile» («la diffidenza istituzionale - ha detto - porta a teorie cospirazioniste relative a un'organizzazione e alla creazione di miti sulla stessa. Lo si può evitare se i fatti vengono esposti in modo trasparente»); infine la «pubblicazione degli atti giudiziari».

«Le corrette procedure giuridiche - ha concluso infatti il cardinale Marx - servono a stabilire la verità e costituiscono la base per comminare una punizione proporzionata all'offesa. Inoltre, stabiliscono fiducia nell'organizzazione e nella sua leadership. Il persistere di dubbi su una condotta appropriata delle procedure processuali non fa altro che danneggiare la reputazione e il funzionamento di un'istituzione. Questo principio si applica anche alla Chiesa».

Nella sua relazione il porporato ha inoltre ammesso che a volte «le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi e anzi cancellati o scavalcati».

Nell'altra relazione della mattinata suor Veronica Openibo, nigeriana, superiora generale della Società del Santo Bambino Gesù, ha invitato a non nascondere più gli abusi «per paura di sbagliare». Infatti «troppo spesso vogliamo stare tranquilli finché la tempesta non si è placata!». Perché «quella tempesta non passerà». E in questo è «in gioco la nostra credibilità».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI