mercoledì 1 marzo 2017
Il testo del Messaggio della Cei per la 93esima Giornata dedicata all'ateneo
Uno dei chiostri della sede milanese della Cattolica (Omnimilano)

Uno dei chiostri della sede milanese della Cattolica (Omnimilano)

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Pubblichiamo il testo del messaggio della presidenza della Conferenza episcopale italiana per la 93ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che la Chiesa italiana celebrerà domenica, 30 aprile 2017
STUDIARE IL MONDO È GIÀ CAMBIARLO Siamo consapevoli di vivere in un tempo di rapidi e profondi cambiamenti che toccano ogni ambito della vita umana, dal vissuto personale alle dinamiche familiari, dai processi culturali all’organizzazione economica e politica, fino alle grandi questioni legate alla globalizzazione, alla giustizia e alla pace, alla mobilità umana e alla custodia della casa comune. Ma prendere coscienza di tali cambiamenti non è più sufficiente perché - come ricorda spesso Papa Francesco - non ci troviamo di fronte ad un’ 'epoca di cambiamento', quanto piuttosto ad un vero e proprio 'cambiamento d’epoca'. Per affrontare scenari segnati da trasformazioni così radicali, di fronte ai quali possiamo sentirci impreparati e smarriti, è necessario dotarsi di adeguati strumenti cognitivi e operativi. È questo l’affascinante compito che in modo peculiare investe le istituzioni accademiche chiamate, per un verso, ad essere i sensori in grado di monitorare e decifrare i fenomeni di cambiamento epocale e, per un altro, ad offrire alle nuove generazioni una formazione all’altezza delle ineludibili sfide che l’umanità si trova ad affrontare. Se da sempre le università sono state investite di tali responsabilità, oggi lo sono in modo ancora maggiore e più impegnativo. Non basta accumulare conoscenze, acquisire titoli e competenze o inseguire le novità scientifiche del momento, occorre una visione d’insieme e uno guardo capace di leggere le trasformazioni nella loro complessità e interdipendenza.

È per assolvere ad un tale compito che dall’intraprendenza e dalla lungimirante visione di padre Agostino Gemelli e dei suoi collaboratori è nata l’Università Cattolica del Sacro Cuore ed è cresciuta fino ai nostri giorni confermandosi uno dei luoghi più significativi per la formazione delle nuove generazioni nel nostro Paese. L’Ateneo dei cattolici italiani, a partire da una visione integrale dell’esperienza umana aperta al senso trascendente della vita e guidata da un approccio sapienziale ai diversi ambiti del sapere, offre strumenti qualificati per studiare il mondo e individuare le strade che conducono alla costruzione del bene comune. È con sentimenti di viva riconoscenza per quanto fatto in passato, di grande apprezzamento per quanto sta facendo oggi e di fiduciosa speranza per quanto potrà fare in futuro che la Chiesa italiana celebra il 30 aprile 2017 la 93ª Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore riflettendo sul tema: Studiare il mondo è già cambiarlo. Questa tradizionale giornata, nata per garantire un concreto sostegno ad un’istituzione che nel tempo è crescita e si è consolidata, diviene sempre più l’occasione per una riflessione ampia e condivisa su questioni di primaria importanza per l’educazione delle nuove generazioni, per il bene della società civile e per la missione della Chiesa nel nostro tempo.

Il tema, su cui ci auguriamo possa svilupparsi un proficuo confronto, richiama la necessità di un impegno ampio e condiviso di tutte le componenti più avvertite e sensibili della nostra società e della comunità ecclesiale. Nessuno può rimanere indifferente di fronte ai cambiamenti o subirli passivamente. Alla luce dell’incisivo Magistero di papa Francesco, e in particolare dell’Evangelii gaudium e della Laudato si’, dove davvero forte è l’invito a non rimanere spettatori indifferenti di fronte ai drammi dell’umanità, occorre porre le basi per una svolta che sappia riportare al centro della convivenza sociale i valori della solidarietà e dell’accoglienza, della pace e della giustizia, dell’amore reciproco e della custodia del creato. Ai giovani, che sono il vero motore del cambiamento, è chiesto di non tirarsi indietro, di non aver paura e di non rimandare ad un domani incerto il loro impegno deciso e generoso per la propria realizzazione e per il bene dell’umanità. Già ora, nel momento dello studio, possono dare il loro contributo. Non c’è un prima e un dopo, quasi che il cammino universitario sia una sorta di preliminare, poiché studiare è 'già' operare per il cambiamento. Dal modo con cui si studia la realtà, dal modo con cui ci si relaziona ad essa, dal modo con cui fin d’ora si pongono le basi per il futuro, dipende la direzione che assumerà il cambiamento. Proprio perché i giovani, soprattutto in Italia, si trovano ad affrontare il presente e il futuro tra mille incertezze, è necessario garantire contesti, come quello dell’Università Cattolica, dove sia possibile, attraverso una formazione seria e qualificata, porre le basi per un rinnovamento che si rifletta in tutti gli ambiti, e soprattutto in quelli che maggiormente orientano i cambiamenti come la politica, l’economia e la cultura.

Nei giovani non c’è solo timore e rassegnazione, ma come emerge dalle indagini promosse dall’Ateneo e dal-l’Istituto Toniolo, in loro c’è un desiderio profondo e sincero di impegno. Nonostante i segnali ambivalenti o negativi non hanno perso la speranza. In essi è ancora forte la ricerca di giustizia, di verità, di bellezza che abita il cuore di ogni uomo e che è la vera molla del cambiamento. L’ambiente universitario, quando è davvero al servizio dei giovani e si mette in gioco con loro, può offrire un contributo decisivo per sostenerli nella costruzione di risposte efficaci per un mondo più giusto e più vero. Così lo studio, quando è vissuto come un atto d’amore verso se stessi, gli altri e il mondo, porta già in sé i germi fecondi di un cambiamento autentico e positivo. L’Università Cattolica è una delle espressioni più qualificate attraverso cui la Chiesa si fa attenta e premurosa nei confronti dei giovani per ascoltarli e accompagnarli. In vista del prossimo Sinodo dei Vescovi, il Papa ha scritto ai giovani una lettera dove ricorda la domanda con cui li ha interpellati alla Gmg di Cracovia «Le cose si possono cambiare?» e il fragoroso «Sì» con cui risposero. «Quel grido nasce dal vostro cuore – afferma papa Francesco – che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo!». Possa l’Ateneo dei cattolici italiani dare forma e sostanza a questo grido nella consapevolezza che, come dice ancora il Papa ai giovani: «un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità» (Lettera ai giovani, 13 gennaio 2017).

Presidenza della Conferenza episcopale italiana

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