mercoledì 20 maggio 2015
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«Che bella responsabilità. Impegnativa ma stimolante. Non possiamo che essere grati al Papa per il ruolo che ci attribuisce in modo chiaro, senza troppi ragionamenti complicati». Giancarla Stevanella, veronese, presidente della Confederazione italiana dei Centri per i metodi di regolazione naturale della fertilità, ha un sorriso che le illumina il volto, mentre legge il passaggio in cui Francesco definisce l’impegno che i laici cristiani dovrebbero assumersi in totale autonomia, senza cercare ogni volta tutele clericali. «Davvero parole importanti. Credo che ciascuno debba fare i conti con il proprio ruolo e il proprio ambito di impegno. Sono convinta – argomenta con la consueta carica di vitalità – che ciascuno nella Chiesa dovrebbe essere valorizzato per le competenze specifiche».Il sorriso si vela per un istante. E solo lei, che da decenni si batte per affermare un’antropologia della sessualità che sia davvero in linea con un amore umano e fecondo, può attribuire significato autentico a quell’attimo di amarezza. Forse ricorda quando, in ambienti “amici” per sensibilità e formazione, c’è stato anche chi non ha creduto fino in fondo alla possibilità di promuovere una visione della sessualità alternativa rispetto alla mentalità contraccettiva dominante. «Eppure – riprende la presidente –  già Paolo VI  con l’enciclica Humanae vitae affidava agli sposi cristiani, un mandato di grande responsabilità: “Ad essi il Signore affida il compito di rendere visibile agli uomini la santità e la soavità della legge che unisce l’amore vicendevole degli sposi con la loro cooperazione all’amore di Dio autore della vita umana” (Hv 25). Purtroppo, per tanti motivi, non fu possibile allora dare piena realizzazione a quel mandato. E abbiamo sotto agli occhi il punto in cui siamo arrivati».Oggi, un altro Papa, con altre parole, torna ad indicare la stessa strada. «Come insegnanti di Metodi naturali per la regolazione della fertilità – riprende Giancarla Stevanella – sentiamo forte questo specifico ministero che ci offre l’opportunità di far conoscere la bellezza della sessualità come dimensione nella quale si gioca una grossa parte della felicità di coppie, perché in tale dimensione è possibile fare l’esperienza della grandezza dell’amore coniugale». E allora, con la spinta di questo nuovo, esplicito mandato, si riparte: «Dai vescovi pastori – conclude la presidente della Confederazione nazionale – ci aspettiamo parole chiare, che ci permettano di offrire agli sposi la ricchezza e la verità del magistero della Chiesa, nell’amore e nella misericordia».
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