giovedì 5 maggio 2016
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SIRACUSA «Persone che per diverse ragioni piangono, soffrono, sperano, aspettano. Sapere che c’è la Madonna come madre che ha pianto paradossalmente li consola. Li consola sapere che non sono abbandonati e lasciati. Sono persone che attendono una risposta che possa alleviare le loro sofferenze». È la devozione alla Madonna delle Lacrime nelle parole di don Luca Saraceno, per cinque anni rettore della Basilica Santuario a Siracusa e autore del libro La saggezza delle lacrime. Papa Francesco e il significato del pianto, in cui ha raccolto discorsi, omelie, preghiere del pontificato di Bergoglio. Oggi alle 18 nella Basilica di San Pietro ci sarà anche lui alla Veglia presieduta dal Papa e attento alle lacrime. Perché come scrisse Giovanni Paolo II: “Le lacrime di Maria sono segno eloquente della misericordia”». Don Saraceno ha raccolto i testi di Francesco sulle lacrime fino al marzo 2015. E negli ultimi tredici mesi? «Ho raccolto altri 47 discorsi, la maggior parte dei quali a braccio. Nelle Filippine, o a Cuba, o nelle meditazioni quotidiane, il Papa parla continuamente di lacrime, non da intendere come segno di debolezza ma come linguaggio di sapienza e saggezza. Dobbiamo preoccuparci quando non piangiamo – dice Francesco –. Piangere fa tanto bene. Il vero pericolo dell’uomo globalizzato è che ha perso il senso di piangere. Il 18 gennaio ai giovani di Manila ha detto che certe realtà si vedono meglio con gli occhi pieni di lacrime: un modo per dedicata a quanti soffrono nell’animo e nel corpo. E nell’occasione sarà esposto alla venerazione dei fedeli il reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa, legato al fenomeno prodigioso accaduto tra il 29 agosto ed il 1 settembre del 1953, quando un quadretto di gesso raffigurante il cuore immacolato di Maria – posto al capezzale del letto di una giovane coppia di sposi, Angelo Iannuso e Antonina Giusto – versò lacrime umane. Il reliquario è stato portato a Roma da una delegazione guidata dall’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, e composta da quattro sacerdoti del Santuario. Da ieri è in Vaticano e stamani viene esposto all’altare della Confessione nella Basilica di San Pietro. «Francesco – spiega don Luca – ricorda spesso la Lettera di Paolo ai Romani: piangere con chi piange, gioire con chi gioisce. La Madonna piange con loro, ma non è un piagnisteo, è un pianto che dice cura, partecipazione e amore. È caratteristico di Siracusa che non ci siano parole ma un pianto silenzioso, ci si sente consolati perché la Madonna piange con noi. E portare il reliquiario in giro per il mondo è l’immagine di una Chiesa in uscita. Non attendiamo soltanto che i pellegrini vengano in Santuario, ma siamo noi che andiamo a portare un messaggio di speranza. Nel reliquiario sono custodite insieme le lacrime, dono di Dio attraverso gli occhi di sua madre, e i fazzoletti, che dicono la responsabilità nostra, della Chiesa, che è quella di asciugare le lacrime di chi sta piangendo». Don Saraceno non si aspettava che Francesco dedicasse una veglia a coloro che piangono: «Una scelta inattesa ma che fa parte del linguaggio di papa Francesco, da sempre guardare la realtà in modo vero». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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