martedì 12 ottobre 2010
Benedetto XVI ha aperto il Sinodo per il Medio Oriente con una meditazione a braccio, in cui ha invitato i cristiani a combattere contro i falsi dei, tra i quali ha annoverato i «capitali anonimi» che schiavizzano il mondo, le ideologie terroristiche, la droga e il modo di vivere immorale. IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA | L'ANGELUS | LA MEDITAZIONE
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I «capitali anonimi» che «schiavizzano» gli uomini ad un modo di vivere immorale. La ferocia della violenza terroristica perpetrata in nome di Dio. E poi la forza annientatrice della droga, e la mentalità dominante che tende a screditare valori come il matrimonio o la castità. Sono queste le «false divinità» che oggi «distruggono il mondo». E come ai primi tempi del cristianesimo «il sangue dei martiri» ha «depotenziato le false divinità, a partire da quella dell’imperatore», anche oggi serve «il sangue dei martiri, il dolore del grido della Madre Chiesa che fa cadere, che trasforma il mondo... che non assorbe i falsi idoli».È stata con questa esortazione che Benedetto XVI, parlando a braccio, ha inaugurato ieri mattina i lavori dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente in programma fino al prossimo 24 ottobre. Vi prendono parte 185 Padri sinodali, a rappresentare i quasi 6 milioni di cattolici dell’area e, tra altri invitati, figurano un rabbino del Comitato ebraico internazionale, il consigliere sunnita del Gran Mufti del Libano e un Ayatollah di Teheran. Un appuntamento in cui i partecipanti, come aveva già spiegato lo stesso papa Ratzinger nell’omelia della celebrazione inaugurale di domenica, sono chiamati a riflettere «sul presente e sul futuro dei fedeli e delle popolazioni del Medio Oriente», concentrandosi «sugli aspetti propri della loro missione».In una Basilica vaticana gremita di gente, dove in omaggio ai diversi riti rappresentanti il Vangelo è stato proclamato in latino e in greco, e cori hanno cantato in latino e in arabo, il Pontefice ha così dunque insistito sulle ragioni di questo Sinodo e sulla prospettiva a cui guardare al Medio Oriente, senza ignorarne le problematiche politiche, economiche e sociali. Un’impostazione, ha spiegato, che ci spinge a guardare a questa terra «nella prospettiva di Dio», che significa «riconoscere in essa la "culla" di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta».Così, se, come recita il titolo scelto, il Sinodo deve servire ad approfondire «Comunione e testimonianza» delle Chiese del Medio Oriente, l’auspicio di «tutti», per Benedetto XVI, è che «i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa, terra benedetta dalla presenza e dal glorioso mistero pasquale del Signore Gesù Cristo. Lungo i secoli quei Luoghi hanno attirato moltitudini di pellegrini ed anche comunità religiose maschili e femminili, che hanno considerato un grande privilegio il poter vivere e rendere testimonianza nella Terra di Gesù. Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa – ha osservato – sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza».Ma perché questo avvenga, i cristiani del Medio Oriente hanno bisogno di esercitare «un diritto umano fondamentale», ossia poter «vivere dignitosamente nella propria patria». Per questo è necessario «favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione». Tutti, ha concluso, «sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza», mentre «i cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini».
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