domenica 3 aprile 2016
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La misericordia è davvero «un antidoto alla paura». E «per la prima volta diventa parola d’ordine: in questi mesi di Giubileo, con papa Francesco che per il secondo anno ha consegnato la “Misericordina” e ha invitato i fedeli a pregare la coroncina, non solo la misericordia viene predicata, celebrata, invocata nelle nostre chiese e dai pulpiti, ma ciò che è bello è che questo annuncio si è trapiantato tra i laici e tra i consacrati ». È la testimonianza di monsignor Jozef Bart, il rettore della chiesa di Santo Spirito in Sassia che dal 1994 è il centro di spiritualità della Divina Misericordia, meta di pellegrini che si ritrovano, alle tre del pomeriggio, per recitare la coroncina ispirata da Gesù a santa Faustina Kowalska. E che, in occasione del Giubileo dedicato a quanti aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia, ha aperto le sue porte, anche di notte, per l’adorazione, le catechesi, le confessioni e le celebrazioni (oggi pomeriggio sarà il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, a presiedere la solenne Ora della misericordia). Con la diffusione della coroncina, «che è diventata una preghiera quotidiana, si realizza il sogno di Giovanni Paolo II che voleva che da questa Chiesa, situata nel cuore del cristianesimo, si innalzasse il grido alla Divina Misericordia», afferma il sacerdote polacco. «Attraverso gli incontri mensili, l’accesso più ardente alla spiritualità di santa Faustina, le catechesi che papa Francesco tiene alle udienze giubilari e del mercoledì, la gente comincia a comprendere questo grande attributo di Dio e si sforza di rispondere al mistero della misericordia con la vita quotidiana», osserva Bart per il quale «si intravede in questo Anno Santo una nuova luce». Si inizia cioè «a vivere non nel terrore, nella paura, perché prevale la fiducia nella Divina Misericordia che rende il nostro mondo più umano, più civile». Secondo il rettore del Santuario, infatti, «la misericordia ha una forza rigenerante che aiuta a guardare ai fratelli in modo nuovo e ci rende responsabili della salvezza degli altri, al di là della fede a cui appartengono». «Di misericordia – rileva – si parla, si riflette, se ne discute in famiglia, sui posti di lavoro, per la strada. In questo terzo millennio, dove si sente salire il grido della sofferenza dei malati, degli abbandonati, dei migranti, di chi non ha casa, di chi è morto in mare, di chi ha smarrito il proprio cammino, le persone hanno capito all’improvviso che possono trovare un aiuto concreto». Ad esempio nella Confessione. «Visto il notevole afflusso – spiega Bart – molti sacerdoti, vescovi e perfino cardinali si sono resi disponibili per questo servizio, anche al mattino». Segno ulteriore del compiersi della profezia di san Giovanni Paolo II, «testimone speciale di questo Giubileo di coloro che aderiscono alla spiritualità della Divina Misericordia che non a caso – conclude il rettore – si celebra nella data in cui si ricorda la sua morte che, come undici anni fa, coincide con la vigilia della festa della Divina Misericordia da lui istituita». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il popolo della Veglia (Siciliani)
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