lunedì 18 marzo 2013
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«Posso dirle che il Santo Padre ha già approvato anche l’utilizzo di Twitter. E penso che domani (oggi per chi legge, ndr) potrebbe già uscire il suo primo tweet, sull’account @Pontifex». L’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, risponde così alla domanda su quale sarà il profilo da comunicatore di papa Francesco, e se confermerà la presenza sui nuovi canali sperimentati anche da Benedetto XVI…Eccellenza, a parte la scelta dei mezzi, come le sembra il registro di comunicazione del nuovo Papa?La prima cosa che metterei in risalto è la sua attenzione all’uomo. Bergoglio è una persona che non ha schemi né atteggiamenti precostituiti, perché è autenticamente coinvolto da chi gli sta di fronte. Ed esprime questo coinvolgimento attraverso gesti semplici, facilmente comprensibili, esprimendosi in un linguaggio che la gente capisce perfettamente. La seconda cosa che si fa notare è la sua spiritualità. Semplicità e spontaneità nel tratto umano, unite a una profonda spiritualità. Mi sembra che il suo registro si possa sintetizzare così.Le vengono in mente delle similitudini con altri Papi?Se ne potrebbero fare, certamente, ma preferisco evitarli, perché ognuno in fondo ha la sua originalità che va, diciamo così, tutelata. Ha una capacità di trasmettere affetto in maniera forte e serena. Oggi (ieri per chi legge, ndr) gli ero accanto quando riceveva le persone, anche gli argentini: era un contatto di cuore a cuore, veramente arricchente anche per chi lo osservava. È certamente un pastore che nella comunicazione mette tutto se stesso e accoglie tutto dell’altro.Quanto c’è di America latina in questo stile e in questa sensibilità?Sicuramente molto. La sua gestualità è latinoamericana. Lo dico sorridendo: un anglosassone non esprimerebbe gli stessi sentimenti nello stesso modo. Oggi, come le dicevo, osservavo come si relazionava con le persone: era commovente. Ma penso anche alla sera in cui si è affacciato alla Loggia della Basilica di San Pietro: non ha avuto difficoltà a creare immediatamente un rapporto con il popolo di Dio.Ogni Papa straniero ci spinge ad aprire gli occhi su un pezzo di Chiesa che magari conoscevamo solo superficialmente. Ora tocca all’Argentina e all’America latina…Certamente. E pensi quale finestra sarà la Gmg di Rio de Janeiro. Non sarà la prima per l’America latina: la Domenica delle Palme del 1987 c’è chi ricorda quasi centomila giovani riuniti attorno a Giovanni Paolo II proprio a Buenos Aires. Ma sarà la prima Gmg con il primo Papa latinoamericano della storia. Sarà un appuntamento storico. Comunque, concentriamoci sui prossimi appuntamenti, e il primo, come proiezione mondiale, sarà la Settimana Santa.E se dovesse fare un bilancio, a livello di comunicazioni sociali, di questo mese straordinario tra rinuncia di Benedetto XVI, Sede vacante e Conclave?Tutti i mezzi dispiegati hanno permesso a milioni di persone di seguire quello che è accaduto con ancora più "vicinanza" rispetto al passato. Per citare solo un piccolo esempio: attraverso l’applicazione di News.va abbiamo dato la possibilità a chiunque nel mondo avesse uno smart phone di seguire in diretta, ovunque si trovasse, la fumata della Cappella Sistina. Questo non è solo un servizio informativo, ma un modo per allargare la partecipazione umana e spirituale. Pensi a quanti milioni hanno seguito il volo in elicottero di Benedetto XVI dal Vaticano a Castel Gandolfo, sullo sfondo di una Roma illuminata dal luce del tramonto: una scena di una bellezza indimenticabile. Le dicevo della partecipazione: sono stati giorni vibranti di emozioni. Ero nella Basilica di San Pietro quando Benedetto XVI ha celebrato la liturgia delle Ceneri, con quel lungo applauso al termine della Messa: ho visto gente piangere. Così come ho visto persone in lacrime all’ultimo Angelus. In tanti sono rimasti fortemente colpiti e coinvolti, sia tra coloro che erano presenti fisicamente agli eventi che tra quanti hanno seguito tutto in tv o in diretta streaming, su internet.E per quanto riguarda l’attenzione dei media internazionali, è soddisfatto?Gli accrediti sono stati quasi 5.500 da 76 Paesi. Questa attenzione di tutto il mondo, proprio in un momento in cui la Chiesa e la Santa Sede sono accusate di aver perso centralità e autorevolezza, di non essere più un punto di riferimento per l’uomo d’oggi, dovrebbe far riflettere…
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