martedì 5 giugno 2012
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​Benedetto XVI ha lasciato Milano «più consolato che stanco». Parola di Angelo Scola, cardinale arcivescovo della Chiesa ambrosiana. Che ha raccolto un’altra confidenza del Pontefice: «È convinto che in questi viaggi così impegnativi ci sia sempre una grazia speciale per lui». «Il Papa ha anche detto che è bello stare in mezzo a una Chiesa viva», incalza il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. «Sì, gli abbiamo fatto tornare il sorriso», tira le somme il vescovo ausiliare Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012.Milano, Sala conferenza della Curia arcivescovile. È tempo di un primo, parzialissimo bilancio del VII Incontro mondiale delle famiglie e della visita pastorale alla diocesi ambrosiana. L’evento «ha fatto emergere la tradizione e la grande propositività della Chiesa di Milano – afferma Scola –. Un incontro come quello di San Siro con gli 80mila ragazzi della cresima non si improvvisa. Alle spalle ci sono anni di cammino, c’è l’esperienza di una collaborazione tra famiglia e Chiesa che passa attraverso i nostri oratori». Questa è davvero «una Chiesa viva». E se Family 2012, come lasciano intendere i numeri, ha saputo toccare il cuore di molti, «è per l’incisività del tema» – La famiglia: il lavoro e la festa – e per la forza della figura, della presenza, delle parole di Benedetto XVI. «Ora viene a noi una grande responsabilità – aggiunge Scola –: un evento straordinario è importante quando raccoglie l’ordinario e rilancia l’ordinario».Un esempio? Lo offre lo stesso arcivescovo di Milano. Sabato sera alla Festa delle testimonianze, rispondendo alla domanda di una famiglia greca sul dramma della crisi economica, aveva additato la via dei «gemellaggi» tra famiglie, parrocchie, città: una rete di solidarietà da costruire per aiutare chi è in difficoltà. «Il Fondo famiglia lavoro della nostra diocesi nella sua seconda fase prevede l’avvio di una società di mutuo soccorso. In questa prospettiva – scandisce Scola – intendiamo valorizzare la concretissima soluzione dei gemellaggi indicata dal Santo Padre».I giorni di Family 2012 lanciano un altro messaggio: «Il popolo di Dio vuol bene al Papa e ai vescovi – suggerisce Scola – perché sente che il Papa e i vescovi hanno bisogno di questo popolo». La Chiesa «non è un’azienda, non ci sono manager che danno indirizzi e ordini, è una comunione, riunita ogni domenica dalla potenza dello Spirito di Cristo. Lo abbiamo visto bene nel tempio di pietre vive di Bresso», dove domenica un milione di fedeli si è raccolto attorno a Benedetto XVI per la Messa conclusiva di Family 2012: «È l’Eucaristia che ci convoca» e che dà forza alla «circolazione della carità», all’unità fra i «diversi carismi» nella Chiesa. «Come pastori abbiamo bisogno dell’amore dei fedeli. Loro lo sanno. E si sentono coinvolti».Altre eredità di Family 2012? Segni concreti come il Centro internazionale per la famiglia di Nazareth, di cui ha parlato Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito. E tesori da riscoprire – questo l’invito rivolto da Scola alle parrocchie – come la «comunione spirituale», tema rilanciato alla luce delle parole rivolte domenica dal Papa ai coniugi «segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione».Ad aprire l’incontro con la stampa erano stati i numeri dell’evento, offerti da don Davide Milani, responsabile comunicazione di Family: un milione i partecipanti alla Messa di Bresso, 350mila quelli alla <+corsivo>Festa delle testimonianze<+tondo>; 150mila domenica e 200mila sabato le persone lungo le strade a salutare il Papa; 80mila i visitatori alla Fiera e alla Libreria della famiglia, fra il 30 maggio e il 1° giugno.
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