martedì 14 febbraio 2012
​“Sarajevo, Gerusalemme dell’Europa”, città simbolo e martire di una guerra fratricida che ha provocato 20 anni fa la morte di 11 mila persone, si propone oggi come “paradigma” della convivenza tra i popoli per l’Europa.
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“Sarajevo, Gerusalemme dell’Europa”, città simbolo e martire di una guerra fratricida che ha provocato 20 anni fa la morte di 11 mila persone tra cui tantissimi bambini, si propone oggi come “paradigma” della convivenza tra i popoli per l’Europa. Così l’arcivescovo di Sarajevo il card. Vinko Puljic, ha presentato questa mattina a Roma alla stampa l’Incontro Mondiale per la Pace “Uomini e Religioni”, che insieme alla Comunità di Sant’Egidio, l’arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo organizzerà nella città bosniaca dal 9 al 11 settembre 2012. Anche quest’anno e anche a Sarajevo, l’iniziativa si realizza in collaborazione con tutte le realtà religiose, politiche e culturali della Bosnia ed Erzegovina e vedrà la partecipazione di leader di tutte le grandi religioni oltre a diversi rappresentanti di governo. Il cardinale ricorda immediatamente che l’invito a svolgere il meeting per la pace a Sarajevo fu lanciato lo scorso anno a Monaco per la prima volta insieme dal vescovo ausiliare della città e dal Gran Mufti Mustafa Ceric, la più alta autorità religiosa musulmana della Bosnia-Erzegovina. Poi subito il pensiero si rivolge alla “brutta guerra” che venti anni fa mise a ferro e a fuoco la città di Sarajevo e tutta la regione circostante: “è più facile ricostruire le case - dice oggi il card. Puljic - più difficile è rinnovare il cuore, purificare le memorie dall’odio, perché esistono ferite ancora da risanare”. L’arcivescovo parla anche della difficile situazione economica in cui versa il Paese dove “il 40% della popolazione non ha lavoro e i giovani sono costretti ad andare via”. Parla della diminuzione della minoranza cattolica croata a Sarajevo giunta a rappresentare l’appena 8% della popolazione in una città a maggioranza musulmana. E sebbene non esistano statistiche ufficiali, sta di fatto che “in Bosnia Erzegovina, prima della guerra i cattolici erano 820 mila, oggi se ne contano 440mila, quasi la metà”. “Spero - ha concluso il cardinale - che l’incontro di preghiera per la pace possa contribuire a creare un clima positivo per il futuro di questo Paese”. Nel presentare l’evento, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha sottolineato che l’evento di Sarajevo ha avuto il consenso del Patriarcato ortodosso serbo di Belgrado. Saranno inoltre presenti rappresentanti della popolazione Rom della Bosnia e della piccola comunità ebraica. “Le religioni 20 anni fa sono state viste come elementi di divisione e di odio. Vogliamo oggi dire che le religioni sono invece elementi di unità e convivenza”. Ed ha aggiunto: “L’Europa non può e non deve dimenticare questa terra”.
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