sabato 9 giugno 2018
Sarà presto canonizzato Nunzio Sulprizio, operario morto 19enne nel 1836. Sugli altari anche una madre messicana e una laica spagnola
Nunzio Sulprizio, il nuovo santo italiano

Nunzio Sulprizio, il nuovo santo italiano

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C’è un dato che spicca tra i nuovi testimoni della fede che grazie al via libera del Papa la Chiesa propone come modelli di vita spesa per il Vangelo. Si tratta della santità laica. Era infatti un giovane operaio Nunzio Sulprizio (1817-1836) che presto sarà proclamato santo. Così come era una madre di famiglia Maria della Concezione Cabrera Arias vedova Armida (1862-1937) prossima beata messicana. Ed era infine laica anche la spagnola Maria Guadalupe Ortiz de Landazuri y Fernandez de Heredia (1916-1975) membro della prelatura dell’ Opus Dei.

A ben vedere gli unici consacrati sono, e si tratta dei nomi più noti e attesi, il vescovo Enrico Angelo Angelelli Carletti, pastore La Rioja, ucciso dalla dittatura militare argentina nel 1976 insieme al sacerdote diocesano Gabriele Giuseppe Ruggero Longueville, a Carlo di Dio Murias, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e a Venceslao Pedernera, lui pure laico e padre di famiglia. Di questi ultimi i decreti autorizzati da papa Francesco viene riconosciuto il martirio, condizione che apre loro la strada agli onori degli altari. Saranno cioè beati senza bisogno di un miracolo.

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Dicevamo che presto la Chiesa annovererà un nuovo santo ed è italiano. Si tratta di Nunzio Sulprizio, giovane operaio abruzzese proclamato beato il 1° dicembre 1963 da Paolo VI. Di origini umili e rimasto orfano di entrambi i genitori fu inizialmente cresciuto dalla nonna materna (morta quando Nunzio aveva 9 anni), mentre uno zio lo avviò al mestiere di fabbro nella sua bottega di Pescosansonesco, in Abruzzo dove Nunzio era nato il 13 aprile 1817.

Proprio a causa della pesantezza del lavoro, il ragazzo, di costituzione fragile si ammalò di una grave patologia ossea, comparsa dopo una ferita aduna caviglia. Proprio per curarsi venne ricoverato in ospedale prima all’Aquila e poi a Napoli dove viveva uno zio militare che lo fece curare da un colonnello medico. Le terapie però non riuscirono ad evitargli atroci sofferenze fino all’amputazione della gamba. Morì a diciannove anni il 5 maggio 1836. Malgrado i dolori terribili accettò sempre la malattia con pazienza e fede, tanto che già Leone XIII lo propose come modello per la gioventù operaio. Beato dal 1963, grazie al riconoscimento di un miracolo ottenuto per sua intercessione, sarà presto santo.

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