martedì 12 marzo 2019
Il prete siciliano, che va per i 101 anni di età, è stato festeggiato nella diocesi di Mazara del Vallo. La sua vita sotto 9 Papi, passata per la guerra e il terremoto del Belice
Il presbitero siciliano, che va per i 101 anni di età, è stato festeggiato in diocesi. La sua vita sotto 9 Papi, passata per la guerra e il terremoto del Belice Don Russo attorniato dai suoi parenti / Turrisi

Il presbitero siciliano, che va per i 101 anni di età, è stato festeggiato in diocesi. La sua vita sotto 9 Papi, passata per la guerra e il terremoto del Belice Don Russo attorniato dai suoi parenti / Turrisi

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Se non è un record poco ci manca. A 100 anni suonati (saranno 101 a maggio) ha raggiunto 78 anni di sacerdozio, ha vissuto sotto nove Papi, attraversato la seconda guerra mondiale e la terribile esperienza del terremoto del Belice. «Tu sei sacerdote per sempre» si sente ripetere monsignor Calogero Russo dal giorno dell’ordinazione, avvenuta ad appena 22 anni (l’8 marzo 1941) con dispensa di Pio XII. E lui, arciprete emerito di Partanna e decano della diocesi di Mazara del Vallo, ha preso alla lettera questo monito biblico e non passa settimana senza la celebrazione della Messa nella cappella “Gesù maestro” allestita nella sua casa e senza incontrare e confessare qualcuno.

Da Benedetto XV a papa Francesco, dal primo al secondo conflitto mondiale, dal Concilio Vaticano II a oggi, monsignor Russo è una memoria storica vivente. Attraverso i suoi ricordi è possibile sfogliare l’album del Novecento. Vive gli anni della seconda guerra mondiale, come tutti, con angoscia, con la speranza della pace. Ricorda bene come durante la sua ordinazione, nel 1941, sentisse il rombo degli aerei di guerra, che sorvolavano Mazara, non potendo avere la gioia della presenza del fratello che durante la guerra era uno dei partigiani. Educato dalla famiglia al sacrificio e alla semplicità, dona i suoi abiti ai poveri per poi entrare in Seminario. Il periodo di maggiore apprensione e impegno è quello del sisma del Belice nel 1968 e del dopo-terremoto, quando don Russo si spende anima e corpo al servizio dei terremotati. Paolo VI gli dona una piccola automobile per permettergli di attuare bene il suo apostolato tra le famiglie di sfollati e disagiate.

Compra a spese proprie centinaia di Vangeli per distribuirli alle famiglie assieme agli aiuti materiali – un sostegno alla fede che in momenti di difficoltà può vacillare – e don Alberione gli concede un ampio sconto per questa iniziativa. Qualcuno racconta che nelle botteghe alimentari di Partanna si trovavano quote pagate per le famiglie che ne avessero bisogno. Un giorno, negli anni ’90, padre Raniero Cantalamessa gli dedica una puntata della sua rubrica televisiva «Le ragioni della speranza», colpito da quel sacerdote addolorato per il crollo della chiesa madre del popolo partannese che tra le macerie scorse l’unico frammento di una preghiera su una lastra di ferro che era andata in frantumi, la parola «Credo», e che fu per lui un segno da cui ripartire per la rinascita della chiesa.

Don Russo rifiuta per due volte la nomina episcopale, chiede di restare in mezzo alla gente. Vengono a trovarlo da tanti luoghi e anche un giovane don Andrea Santoro, poi missionario e assassinato in Turchia nel 2006. Per i suoi 75 anni di sacerdozio ha ricevuto una lettera manoscritta di papa Francesco. Per il suo centesimo compleanno, il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, ha celebrato la Messa a casa assieme ad altri venti sacerdoti delle Chiese di Mazara del Vallo e di Agrigento. Don Giuseppe Inglese, sulla rivista diocesana Condividere, ne offre questo ritratto: «È questo il suo fascino: è un prete innamorato di Dio. Continui nel silenzio della sua casa a essere luce e speranza per Partanna e per la nostra Chiesa».


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