sabato 23 novembre 2013
Il cardinale, presidente di Caritas Internationalis, intervenendo al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa ha affermato che «evangelizzare lo sviluppo umano è la grande sfida». E per concretizzare questo impegno «le associazioni sono fondamentali».
La testimonianza di un padre per educare alla solidarietà di Claudio gentili, direttore de "La Società"
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La Dottrina sociale della Chiesa? «Deve irradiare tutta la società», risponde il cardinale Oscar Andrea Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis. Soprattutto in tempi di crisi come questi in cui si è persa la bussola dell’etica. Il terzo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa dibatte con decine di relatori proprio questi temi e Maradiaga, intervenuto dopo il videomessaggio di papa Francesco, si dice «entusiasta» degli approfondimenti a tutto campo. Anzi auspica che un’iniziativa «unica» di riflessione, come quella promossa dalla Fondazione Toniolo, possa contaminare la comunità ecclesiale, a tutti i livelli. «La Dottrina sociale – ribadisce – dev’essere una forza di cambiamento» per orientare lo sviluppo. Una sviluppo, ben s’intende, che deve ritrovare l’etica persa in questi anni. E se, come ha detto papa Francesco, perfino la solidarietà rischia di diventare «una parolaccia», questo è perché non solo manca la giustizia, ma sta venendo meno anche l’amore. Quell’amore che, appunto, è il presupposto di una dimensione solidale davvero incisiva.È, dunque, un approccio del tutto in discontinuità con la cultura post crisi quello che traccia il porporato, prima ai convegnisti del festival e poi ai giornalisti, puntualizzando – ad esempio – che la grande crisi non è stata affatto spiegata fino in fondo; che i trucchi usati per falsare tanti dati, fra banche e grandi imprese, hanno rappresentato un «delitto finanziario»; che la politica deve ritrovare la sua «nobilità» e governare l’economia; che la crisi non è solo un dato materiale, ma della persona, come sta avvenendo in Europa.Persona e famiglia. Una famiglia in difficoltà strutturale, con i bimbi utilizzati come le palline del ping pong dai genitori in crisi. Ecco perché il Sinodo sta approfondendo proprio questi aspetti.Centrale, nella riflessione di Maradiaga, rimane il problema planetario della povertà. «Siamo a due anni dai "Millennium goals" ma la povertà non è stata dimezzata come si era auspicato. D’altra parte la povertà non si può ridurre solo con misure monetarie». Pesanti, al riguardo, i rilievi mossi al Fondo monetario internazionale. «Il Fmi dice che lo sviluppo è sostenibile in base a cifre economiche. Ma l’essere umano non è una cifra. Lo sviluppo non può essere solo crescita economica ma deve rispondere alla domanda di una vita integrale dignitosa per ogni uomo in ogni luogo». Si tratta, ad avviso del cardinale Maradiaga, di realizzare quella giustizia sociale «che risponde a tre valori irrinunciabili per la persona umana: mantenimento della vita, stima e libertà». In questa prospettiva «la dottrina sociale della Chiesa ricorda che la giustizia si realizza tenendo conto della dimensione strutturale dei problemi», e operando per la loro soluzione che deve venire da «un permanente e forte legame tra la dimensione etica e la dimensione tecnica dell’economia». E ancora un affondo sul rigore sempre più spesso invocato: «L’austerità non è in se stessa una cosa cattiva ma oggi, per l’interpretazione che ne viene fatta in ambiti politici ed economici, è diventata una parolaccia». In effetti «le misure di austerità hanno provocato un’accelerazione della disuguaglianza con un aumento della povertà». Puntuali anche i contributi arrivati dagli altri relatori. «Dobbiamo iniziare a formare nuove classi dirigenti», ha detto fra l’altro monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che, soffermandosi sulla vicenda italiana, si è spinto perfino a sollecitare una nuova legge elettorale. Stefano Zamagni, dell’Università di Bologna, ha sottolineato: «Ai politici dobbiamo dire che non si può andare avanti così. Bisogna riscrivere le istituzioni rendendole inclusive». «I cattolici in questo contesto di crisi sono chiamati ad agire valorizzando il principio di sussidiarietà con scelte politiche più coraggiose, puntuali ed efficaci», ha concluso l’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi.
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