martedì 22 maggio 2018
Il professore di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica: l'Italia è tra i primi Paesi per diffusione di smartphone e consumo internet, ma manca una cultura della Rete solidale
Rivoltella: «Troppe fonti di informazione producono disorientamento»
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La storia della comunicazione umana si può leggere attraverso la categoria della registrazione e la storia della salvezza è una storia di comunicazione. Sono le due idee portanti su cui si sviluppa la relazione tenuta alla Assemblea generale della Cei da Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Didattica e Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

IL TESTO INTEGRALE

La storia della comunicazione, spiega Rivoltella, “inizia nel momento in cui l’oralità primaria viene sostenuta (e poi modificata) dall’avvento dei primi sistemi di scrittura e continua fino a oggi”. Allo stesso tempo, “la Parola, al Principio di tutto, ‘dice’ le cose portandole all’essere. Javhè è un Dio in dialogo costante con il suo popolo e la cui Parola definitiva è il Suo stesso Figlio, il «perfetto Comunicatore»”.

Da queste due idee, precisa Rivoltella, discendono due ipotesi di lavoro.
“La prima è che tra la comunicazione e le sue forme, la storia della salvezza e la vita e l’azione della Chiesa, vi sia una relazione privilegiata. La comunicazione non è un’opzione per la Chiesa […] ma è piuttosto un destino, una necessità, una missione non aggirabile e lo diviene a maggior ragione dentro lo spazio attuale della comunicazione”.

“La seconda idea è che in tutti e due i casi, quello della Chiesa e quello della comunicazione, l’educazione sia la finalità e la spinta che guida tutto il processo. L’uomo comincia a scrivere e la Chiesa a comunicare per risolvere un problema di tradizione: […] in un caso fa crescere i figli dentro l’orizzonte culturale dei padri, nell'altro consente alla Buona Notizia di raggiungere tutti gli uomini”.
Queste ipotesi di lavoro vengono sviluppate nella relazione in tre passaggi. Dopo la ricostruzione della storia dei media “facendo vedere come questa storia sia sostenuta dall'esigenza educativa, anche e specialmente nel caso della Chiesa”, si passa alla descrizione dell’attuale scena della comunicazione, “provvisorio punto di arrivo di quella storia”. Infine, terzo passaggio, si verifica la possibilità di “articolare la comunicazione della Chiesa all'interno di questa scena di comunicazione ricavandone spunti per la riflessione teologica e la progettazione pastorale”.

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