sabato 7 maggio 2016
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ROMA Tutti e due si dichiarano «profondamente impressionati» dal discorso di papa Francesco. Hanno da pochi minuti finito di sentire quelle parole intrise di sogni e del richiamo a trovare «uno slancio nuovo» garantendo in Europa un tetto e un lavoro a tutti, i due presidenti delle istituzioni comunitarie – Jean-Claude Juncker, “numero uno” della Commissione di Bruxelles e Martin Schulz dell’Europarlamento – quando, con ancora indosso il collare con la medaglia dorata del Premio “Carlo Magno”, si presentano per un’affollata e insolita conferenza stampa all’aperto, sotto il sole sulla terrazza della Residenza Paolo VI, a due passi dal Colonnato di Bernini e con alle spalle una magnifica vista della Basilica di San Pietro. La loro mente è però ancora nella Sala Regia del Palazzo Apostolico. Le parole pronunciate da Bergoglio sono per Schulz un invito «a tutti gli europei a lottare per l’Europa». I due leader ripetono che sono «preoccupati» per il futuro di questa Unione che – ormai da molto tempo – «sta vacillando » e che si trova a uno «snodo cruciale». Per questo assicurano che «faranno di tutto» per dare ora la più ampia diffusione al testo del discorso papale, un appello appassionato che ha commosso i presenti e che faranno avere «a tutti i leader dell’Unione». Schulz si toglie anche un sassolino dalla scarpa, ricordando che la stessa diffusione diede al discorso tenuto da Francesco davanti all’Assemblea di Strasburgo (era il 25 novembre 2014) che, però, evidentemente «molti non hanno letto o non hanno ben compreso». C’è spazio anche per un annuncio (come riferiamo più ampiamente a parte). È Juncker a darlo: la Commissione ha deciso di nominare l’ex commissario Jan Figel, slovacco, primo inviato speciale per la promozione della libertà di religione al di fuori dell’Unione europea. Il dramma delle persecuzioni dei cristiani (per Juncker «mai così forti negli ultimi 50 anni») si salda, nell’analisi dei leader brussellesi, a un altro problema endemico: quello della disoccupazione. Il fenomeno dei giovani senza lavoro, ampiamente echeggiato nelle parole del Papa, viene ricordato da tutti e due e descritto come un morbo che «rischia di distruggere le nostre comunità». D’altronde l’esigenza di garantire un lavoro a tutti fa parte di quella che per Schulz è «la lista di sogni per il futuro dell’Europa più integrata» stilata da Francesco, elenco che rappresenta «un momento d’ispirazione per cui dobbiamo combattere contro chi vuole un’Europa di piccoli stati nazionali ». D’altronde, insiste, «non può rappresentare seriamente un problema 'spalmare' poco più di un milione d’immigrati in un continente di 500 milioni di abitanti», se però «ciascuno fa la sua parte», senza erigere muri o barriere. Il ritorno dei nazionalismi è l’assillo che angoscia pure Juncker. Anche il politico lussemburghese coglie l’occasione, ricorrendo alla sua proverbiale ironia, per lanciare qualche messaggio. «Quelli che criticano l’inefficacia dell’Europa sono spesso gli stessi leader che poi si rifiutano di accogliere i migranti», annota Juncker che poi va giù ancora più duro: «Nel continente ci sono oggi alcuni europei a tempo pieno e molti europei part-time. Quest’ultimi, essendo meno impegnati, hanno però più tempo libero per imparare qualcosa. Consiglio loro di utilizzarlo bene». L’altro grosso timore è legato al 23 giugno, al referendum britannico sulla Brexit (l’uscita cioè del Regno Unito dalla Ue): ma «comunque andrà – annota Schulz –, e io spero che resti membro, dopo dovremo discutere di come vogliamo continuare a gestire la situazione, soprattutto nell’area euro». Fra una domanda e l’altra c’è anche un siparietto comico fra i due. La location con vista su San Pietro evoca a Schulz un ricordo cinematografico: «Questo luogo mi fa pensare a quel film...», ma il titolo non gli viene. Juncker, sottovoce, scherza: «Don Camillo!». Immediata la risposta di Schulz, che con una risata replica: «Ma nooo, Jean-Claude, non Don Camillo». Il presidente del Parlamento spiega poi che il titolo era L’uomo venuto dal Cremlino, film che raccontava, con chiaro riferimento a Giovanni Paolo II, di un Papa venuto dall’Est. Ora è l’Europa intera, invece, a dover ritrovare la sua bussola. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incontro Nell’insolito briefing davanti alla Basilica Vaticana i due leader Ue denunciano il dramma dimenticato dei cristiani perseguitati. «La disoccupazione? Un morbo che può distruggere le nostre comunità» Sulla Brexit l’auspicio che Londra non si distacchi I presidenti Jean-Claude Juncker e Martin Schulz in Vaticano (Ansa)
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