martedì 2 aprile 2013
​Bergoglio si è raccolto ieri in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II, nel giorno dell'anniversario della sua morte, avvenuta il 2 aprile del 2005. Nelle parole che Bergoglio scelse per le sue omelie del 2005 e del 2011 l'affetto e la devozione per Wojtyla
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L'INTERVISTA
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Questa sera papa Francesco ha compiuto una visita alla tomba del beato Giovanni Paolo II, nell'ottavo anniversario della morte. Il Pontefice ha sostato a lungo inginocchiato in preghiera silenziosa davanti alla tomba del beato Giovanni Paolo II nella Cappella di San Sebastiano, ma ha pure sostato brevemente in raccoglimento alle tombe del beato Giovanni XXIII e di san Pio X. Lo ha riferito la Sala stampa vaticana. Il Papa era accompagnato dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, e dal segretario personale, monsignor Alfred Xuereb. «Come la visita di ieri alla tomba di San Pietro e alle Grotte Vaticane - sottolinea la sala stampa vaticana -, anche la visita di questa sera nella Basilica esprime la profonda continuità spirituale del ministero petrino dei Papi, che il papa Francesco vive e sente intensamente, come ha dimostrato anche nell'incontro e con i ripetuti colloqui telefonici con il suo predecessore Benedetto XVI». Giovanni Paolo II non ha avuto paura «perché ha vissuto la sua vita contemplando il Signore Risorto». E’ il primo maggio del 2011 quando il cardinale Bergoglio pronuncia queste parole nella Cattedrale di Buenos Aires. A Roma, è il giorno della Beatificazione di Karol Wojtyla, ma anche in Argentina la Chiesa, e non solo, vive un giorno di festa. Giovanni Paolo - ribadisce il futuro Papa Francesco - non aveva paura e proprio per questo «abbatté le dittature». «Il coraggio, la fermezza che ci dà la Risurrezione di Cristo – affermò in tale occasione – la serenità di essere perdonati attraverso la misericordia» del Signore ci “tolgono la paura». E concludeva, possano dunque risuonare anche oggi nel nostro cuore le parole di Gesù e del Beato Giovanni Paolo: «Non abbiate paura». Sei anni prima, il 4 aprile del 2005, l’arcivescovo di Buenos Aires aveva celebrato una Messa a Buenos Aires in memoria del beato Wojtyla a due giorni dalla morte. «Giovanni Paolo II - aveva detto in quell’occasione - è stato un testimone coerente del Signore che era in comunione con il suo popolo, con la coerenza di un uomo di Dio». Con la coerenza di chi tutte le mattine «passava molte ore in adorazione» e per questo «si lasciava plasmare dalla forza di Dio». La coerenza - sottolineava il futuro Papa Francesco - «non si compra, la coerenza non si studia». La coerenza «va coltivata nel cuore con l’adorazione». Credo - aggiungeva il cardinale Bergoglio - che possiamo dire di Giovanni Paolo che era un uomo coerente perché si è lasciato «cesellare dalla volontà di Dio». In un tempo in cui abbiamo bisogno di testimoni più che di maestri - concludeva l’arcivescovo di Buenos Aires - Giovanni Paolo II ha vissuto fino alla fine essendo proprio questo: «Un testimone fedele».
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