giovedì 3 agosto 2017
Il vescovo sui perché dello stop alla Fondazione che si ispira alla mistica: nessun altro scopo che tutelare e salvaguardare l’ecclesialità dell’opera e della spiritualità di Natuzza
Il vescovo Renzo spiega il decreto
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Il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Luigi Renzo e la diocesi non vogliono «appropriarsi» del patrimonio della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, voluto da Natuzza Evolo ma regolare «concretamente» il rapporto allo scopo «esclusivo di tutelare e salvaguardare l’ecclesialità dell’opera e della spiritualità di Natuzza alla quale sono profondamente legato». Lo spiega lo stesso presule all’indomani del decreto che vieta alla Fondazione di organizzare «pubbliche attività di religione e culto» pur mantenendo – spiega Renzo – la sua personalità giuridica privata e quindi la proprietà dei suoi beni patrimoniali, compresa la chiesa non ancora aperta al culto.

Renzo, spiegando l’iniziativa, evidenzia infatti che «non può essere di pertinenza e di competenza della Fondazione la cura e la gestione della pastorale e del culto, che sono sotto l’esclusiva e canonica giurisdizione del vescovo della diocesi». In tal senso aveva chiesto una modifica allo statuto della Fondazione che però lo ha bocciato. Nell’ultima assemblea del 22 luglio – recita il decreto – «la quasi totalità» dei soci presenti ha «affermato e ritenuto che lo Statuto ed in specie 'Il testamento spirituale' di Natuzza erano 'intoccabili' perché Natuzza è ritenuta 'messaggera' diretta della Madonna, che in una apparizione l’avrebbe costituita esecutrice di un mandato divino anche a prescindere dall’autorità ecclesiastica, affermazione – scrive Renzo – in verità mai fatta dall’interessata e per di più in netto contrasto con il suo normale atteggiamento di obbedienza alla Chiesa».

Il vescovo denuncia poi con «amarezza» che la Fondazione pubblicando sul proprio sito il decreto, ha «omesso tutta la parte introduttiva, in cui si fa la ricostruzione dei due anni di tentativi sempre falliti per colpa della stessa, sorda ad ogni richiamo e dove il presule illustra le motivazioni che alla fine lo hanno indotto a promulgare il decreto di revoca». Ieri, dopo la pubblicazione del decreto sul sito della diocesi e sul portale della Conferenza episcopale calabra anche la Fondazione l’ha divulgato in forma completa.

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