"Quanto è facile e quanto è
sbagliato credere che la vita dipenda da quello che si ha, dal
successo o dall'ammirazione che si riceve; che l'economia sia fatta
solo di profitto e di consumo; che le proprie voglie individuali
debbano prevalere sulla responsabilità sociale!". Ha esclamato Papa Francesco nell'omelia della Messa in San Pietro, esortando a "vedere di nuovo, dopo che i nostri peccati ci hanno fatto perdere di vista il bene".
Infatti, spiega Francesco, "il peccato ha questo effetto: ci impoverisce e ci isola. È una cecità dello spirito, che impedisce di vedere l'essenziale, di fissare lo sguardo sull'amore che dà la vita; e che conduce poco alla volta a
soffermarsi su ciò che è superficiale, fino a rendere insensibili agli
altri e al bene. Quante tentazioni - avverte il Papa - hanno la forza
di annebbiare la vista del cuore e di renderlo miope!".
La tentazione di andare avanti come se nulla fosse
"Purtroppo, c'è sempre qualcuno che non vuole fermarsi, che non vuole essere disturbato da chi grida il proprio dolore, preferendo far tacere e rimproverare il
povero che dà fastidio", ha continuato Francesco. E ha detto no alla "tentazione di andare avanti come se nulla fosse" e spiega: "In questo modo, si rimane distanti da Dio e si tengono lontani da Cristo anche gli altri". Invece, "la presenza
vicina di Gesù fa sentire che lontani da Lui ci manca qualcosa di
importante; ci fa sentire bisognosi di salvezza e questo è l'inizio
della guarigione del cuore". Poi, "quando il desiderio di essere
guariti si fa audace - prosegue il Papa - conduce alla preghiera, a
gridare con forza e insistenza aiuto".
"Il Giubileo della misericordia è tempo favorevole per accogliere la presenza di Dio, per sperimentare il suo amore: non rimaniamo seduti, rialziamoci,
ritroviamo la nostra statura spirituale. In piedi!", ha quindi esortato Francesco.
Ai sacerdoti
"Noi siamo stati scelti per suscitare il desiderio della conversione, per essere strumenti che facilitano l'incontro, per tendere la mano e assolvere, rendendo
visibile e operante la misericordia di Dio", ha ricordato il Papa ai sacerdoti, sempre durante l'omelia.
"Oggi più che mai, soprattutto noi pastori - ha sottolineato -
siamo chiamati ad ascoltare il grido, forse nascosto, di quanti
desiderano incontrare il Signore. Siamo tenuti a rivedere quei
comportamenti che a volte non aiutano gli altri ad avvicinarsi a Gesù;
gli orari e i programmi che non incontrano i reali bisogni di quanti
si potrebbero accostare al confessionale; le regole umane, se valgono
più del desiderio di perdono; le nostre rigidità che potrebbero tenere
lontano dalla tenerezza di Dio".
E poi spiega: "Non dobbiamo certo sminuire le esigenze
del Vangelo, ma non possiamo rischiare di rendere vano il desiderio
del peccatore di riconciliarsi con il Padre, perché il ritorno a casa
del figlio è ciò che il padre attende prima di tutto. Siamo mandati a
infondere coraggio, a sostenere e a condurre a Cristo: il nostro -
ricorda ancora Francesco - è il ministero dell'accompagnamento. Che ogni uomo
e ogni donna che si accostano al confessionale, trovino un padre".