lunedì 14 dicembre 2015
Papa Francesco nell'udienza in aula Paolo VI ai giovani del Progetto Policoro: «Quando non c'è lavoro, rischia la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita. LA SCHEDA Che cos'è il Progetto Policoro?
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«Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti».

Lo ha affermato Papa Francesco nella udienza ai gruppi del Progetto Policoro, istituito dalla Cei 20 anni fa, per promuovere l'occupazione giovanile. All'udienza, nell'aula Paolo VI, hanno partecipato circa 2mila persone che fanno parte del Progetto Policoro.

«Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! Quanti di loro hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all'indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati e impedisce a chi merita di affermarsi!», ha lamentato Papa Francesco che ha dato voce a un'obiezione diffusa: «Cosa c'entra la Chiesa con la situazione dei disoccupati?».

 

«La risposta è la testimonianza e voi - ha detto il Papa ai 2mila giovani di Policoro e ai loro parroci e vescovi - potete entrare con la testimonianza, con quel corpo a corpo con colui che ha bisogno di coraggio, di sostegno».

«Frutto del Convegno ecclesiale di Palermo, il Progetto Policoro - ha ricordato Bergoglio - veniva alla luce con una volontà precisa: quella di individuare risposte all'interrogativo esistenziale di tanti giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione del lavoro alla disoccupazione della vita». Un tentativo, ha riconosciuto il Papa, «di coniugare il Vangelo con la concretezza della vita» che nel tempo ha dimostrato come la qualità del lavoro «libero, creativo, partecipativo e solidale esprima e faccia crescere sempre la dignità della stessa vita umana». 

«Non perdiamo di vista l'urgenza di riaffermare questa dignità! Essa è propria di tutti e di ciascuno», ha raccomandato il Papa rispondendo all'indirizzo di saluto del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco.

 

Secondo il Pontefice, del resto, «ogni lavoratore ha il diritto di vedere tutelata la sua dignità, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l'investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili».

Occorre dunque, ha poi concluso Francesco, «sostenere le nuove energie spese per il lavoro; promuovere uno stile di creatività che ponga menti e braccia attorno a uno stesso tavolo; pensare insieme, progettare insieme, ricevere e dare aiuto: sono queste le forme più efficaci per esprimere la solidarietà come dono. E qui c'entra la Chiesa perché è madre di tutti, accomuna tutti».

«Non c'è la vocazione alla pigrizia, ma al lavoro sì!». «Così - ha proseguito Francesco - i giovani riscoprono la “vocazione” al lavoro: il senso alto di un impegno che va anche oltre il suo risultato economico, per diventare edificazione del mondo, della società, della vita».
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