sabato 16 aprile 2016
Per una settimana l’Italia ospita, a Jesolo, l’assemblea mondiale di 430 tra comunità e gruppi di Emmaus Internazionale. E il messaggio del fondatore, l’Abbé Pierre, è di crescente attualità.
«Povertà come stile, seguendo l’Abbé Pierre»
COMMENTA E CONDIVIDI

Emmaus Internazionale ha scelto l’Italia per un importante avvenimento. 430 comunità e gruppi sparsi nei quattro continenti, si riuniranno in assemblea mondiale, a Jesolo da lunedì 18 al 23 aprile con questa prospettiva: «Emmaus: valori comuni, azioni per domani». Tra i tanti interventi in un programma molto ricco e articolato, la giornata di apertura prevede un dibattito sulla miseria, con il contributo di Joséphine Ouédraogo, sociologa del Burkina Faso, più volte ministra. «Ogni uomo – sottolineava l’ Abbé Pierre – si rende conto che l’ideale di povertà che Emmaus propone come scelta di vita, tocca l’essenza stessa di quanto gli è necessario, sia per il suo corpo che per la sua anima... Essere miserabili significa non poter essere “uomini”, mentre accettare volontariamente la povertà è proprio il contrario. La povertà è la condizione che permette, per se stessi e per tutta la comunità umana, di poter essere tutti pienamente “persone”. La povertà consiste nel rifiuto di essere felici senza gli altri. Io penso che molto spesso, in questo equivoco che mette insieme, come sinonimi, povertà e miseria, si spegne la luce che ci è stata portata dallo Spirito nelle beatitudini». Ecco allora, alla luce di queste riflessioni, l’importanza di capire il significato della povertà volontaria assolutamente opposta alla miseria. «La povertà volontaria – commenta Joséphine Ouédraogo – è, anzitutto, volontà di "non avere di più per sé", ma per poter servire di più, affinché tutti, possiamo “essere di più”». In secondo luogo, è volontà di non nascondere nulla dell’uso che si fa di quanto si possiede. «Si tratta – prosegue la sociologa – di una perfezione che difficilmente si raggiunge e difficilmente si conserva integralmente, ma sì deve avere il coraggio di riconoscerlo». La povertà è volontà di impegnarsi in ogni modo per servire per primi i più sofferenti, direttamente o indirettamente, e di servire, prima di sé, chiunque soffra più di noi. Le Comunità Emmaus, in tutto il mondo, hanno questo ideale di vita: Essere poveri che donano! Non che donano l’elemosina, ma che donano la presenza e l’esempio, sostenendo, rialzando, formando. Poveri, contagiosi di vero amore. Penso al primo comunitario Emmaus: Georges era un assassino, poi fallito suicida…L’ Abbé Pierre, nella disperazione del “bisogno”, gli dice: «Georges, tu sei libero, se vuoi ucciderti, nulla te lo impedisce... ma prima, non potresti venire a darmi una mano per terminare le case per i senzatetto che sto costruendo illegalmente…?». Georges accettò la provocatoria, quasi folle, proposta. Girando nelle Comunità Emmaus in Italia e nel mondo, ho avuto più volte la gioia di sentirmi fare da Comunitari anziani, confessioni di questo tenore: «Sono arrivato a Emmaus che sapevo rubare, ubriacarmi, imbrogliare, anche ammazzare… ora sento che sono capace di amare». La povertà, vissuta con amore, nel servizio ai più miserabili, ai più disperati, fa miracoli, porta al cambiamento, personale e della società in cui viviamo. La prima tentazione per degradarci – ha recentemente detto il Papa al Centro di Studi Superiori di Ecatepec in Messico – «è la ricchezza, impossessandoci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per i miei»… «È procurarci il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui… ricchezza che sa di dolore, amarezza, sofferenza». La realtà d’ingiustizia e di sofferenza disumana che Francesco continuamente denuncia, si può constataree incontrando le Comunità Emmaus in Asia, Africa, America Latina, ed anche in Europa. Così come ho visto e gioito degli sforzi e dei risultati che i poveri, uniti in comunità, cooperative, associazioni di base stanno concretizzando un po’ ovunque, perché la loro vita non dipenda più dalle “briciole” che cadono dalla tavola delle “eccedenze” o delle “buone azioni” dei ricchi. *Già presidente di Emmaus Italia

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: