lunedì 15 ottobre 2018
All'incontro interreligioso di Bologna, Ponti di Pace, Ahmad Al-Tayyeb ha denunciato «la politica della discriminazione razziale»
L'imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb (Siciliani)

L'imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb (Siciliani)

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«Mi chiamo Nour Essa e sono siriana»: è stata una giovane donna siropalestinese, una delle richiedenti asilo salvate da papa Francesco a Lesbo nel 2016, a toccare il cuore di tutti, raccontando la sua odissea alla 32esima edizione di Ponti di pace, la tre giorni bolognese con cui la Comunità rinnova lo spirito dell’incontro interreligioso per la pace promosso da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986.

L’incontro, organizzato con l’arcidiocesi di Bologna, coinvolge centinaia di leader delle grandi religioni mondiali, impegnati a far rivivere lo “spirito di Assisi”. Ieri pomeriggio l’inaugurazione, con migliaia di giovani e adulti ad affollare il Palazzo dei Congressi della Fiera. E con due messaggi forti.

Quello di Antonio Tajani, che ha denunciato «un attacco all'Europa concentrico, da Est ma anche da alcune lobby americane che hanno interesse ad avere potere sul mercato interno europeo». Il secondo messaggio politicamente impegnativo è giunto dall’imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb: dopo aver affermato che «le religioni sono innocenti del sangue sparso nel loro nome» ha denunciato «la politica della discriminazione razziale, con un uso spregiudicato della forza per sottomettere l’altro perché diverso».

La tavola rotonda si era aperta proprio con un messaggio del Papa in cui Bergoglio esortava a «elaborare insieme memorie di comunione che risanino le ferite della storia» senza mai arrendersi al «demone della guerra», alla «follia del terrorismo», alla «forza ingannevole delle armi». Subito dopo, l’arcivescovo Matteo Zuppi, ha aperto la discussione esortando a difendere l’Europa «da qualsiasi spinta divisiva» e il fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha sottolineato: «C’è bisogno di una visione globale ed ecumenica per vivere e le religioni, in un mondo spaventato, diviso e arrabbiato, sono un soffio sereno che alimenta la coscienza del destino comune dei popoli». L’inaugurazione è proseguita con l’intervento del rabbino capo di Francia Haim Korsia e il patriarca siro ortodosso Ignatius Aphrem II, per concludersi con l’intervento dell’induista Sudheendra Kulkarni. Il meeting prosegue fino a martedì.

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