giovedì 12 luglio 2018
Dopo La Pira, si sperano sviluppi per altri statisti. Tra gli altri Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi
Napoli 1921, Alcide De Gasperi, Stefano Cavazzoni e don Luigi Sturzo

Napoli 1921, Alcide De Gasperi, Stefano Cavazzoni e don Luigi Sturzo

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Se è vero che l’accertamento della santità richiede tempi lunghi, verifiche attente e procedure ben ponderate, non è così strano pensare che per i politici le attenzioni debbano essere raddoppiate e le cautele diventare scrupolose fino all’eccesso. Così almeno è capitato per i santi politici del lontano passato. La canonizzazione di Tommaso Moro avvenne per opera di Pio XI nel 1935, quattrocento anni dopo la morte. Al confronto la beatificazione di Maria Cristina di Savoia, celebrata nel 2014 – quindi “solo” 202 anni dopo la morte – è stata quasi rapida. Battute a parte, è del tutto comprensibile che la tradizionale prudenza, quando si intrecciano politica e santità, si trasformi in scelta finalizzata a permettere i più accurati supplementi d’indagine. La decisione di lasciar trascorrere anni e anni va inquadrata anche nello sforzo, da un lato, di lasciar decantare eventuali motivi di divisione legati alle scelte politiche dei protagonisti, dall’altro di additare alla devozione dei fedeli figure capaci di esprimere posizioni significative in quel determinato periodo storico. Tommaso Moro che preferì il patibolo al dispotismo del suo re, esprimeva una scelta eloquente nell’Europa delle dittature. La regina Maria Cristina, morta di parto dopo soli due anni di matrimonio, esempio di moglie rispettosa e devota nonostante le ripetute “distrazioni” del marito, il re Ferdinando delle Due Sicilie, manifesta una coerenza alle promesse matrimoniali importante da sottolineare in un’epoca di relazioni sempre più fragili e sempre più confuse.

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D’altra parte, regnanti e politici possono salire all’onore degli altari non “grazie”, ma “nonostante” l’importante posizione occupata. Non si tratta di “santificare” la politica ma, al contrario, di indicare che anche in un settore in cui l’arte della mediazione può diventare ad ogni istante immorale compromesso, esistono figure luminose capaci di far prevalere l’esercizio della carità sulla tentazione del potere, della corruzione, degli interessi di parte. Se per chi fa politica è indispensabile “sporcarsi le mani”, cioè accettare il confronto con la concretezza di situazioni anche delicate e imbarazzanti, non è però obbligatorio “sporcarsi l’anima”, ossia oscurare i valori per far prevalere le logiche contrarie al bene comune.

Non fu così per il beato Giuseppe Toniolo, capace di indicare un coerente programma sociale cristiano in anni in cui – l’ultimo decennio dell’Ottocento – la difesa dei lavoratori sembrava cavalcata soltanto dal socialismo. E il rischio di confondere la dottrina sociale con le istanze del marxismo era tutt’altro che remota. Non fu così per don Luigi Sturzo, di cui si è chiusa nel novembre scorso la fase diocesana del processo di beatificazione, coraggioso fino a scegliere un esilio lungo 22 anni piuttosto che scendere a compromessi con il fascismo. Il suo “servire non servirsi” – in relazione all’agire del politico – potrebbe diventare oggi uno slogan capace di rilanciare il popolarismo solidale e inclusivo contro il populismo dilagante. In questa prospettiva il riferimento potrebbe andare anche a un padre dell’Europa come Robert Schuman – la sua causa di beatificazione, conclusa la fase diocesana nel 2004, è all’esame della Congregazione delle cause dei santi – la cui mitezza e spiritualità è pari solo alla grandi intuizioni che alimentarono il progetto comunitario europeo condiviso, tra gli altri da Alcide De Gasperi. Anche per lui, definito da Benedetto XVI, «docile ed obbediente alla Chiesa, autonomo e responsabile nelle sue scelte politiche, senza servirsi della Chiesa per fini politici e senza mai scendere a compromessi con la sua retta coscienza», la fase diocesana del processo di beatificazione si è chiusa nel 1993 e si attendono ora nuovi sviluppi.

La scorsa settimana abbiamo dedicato ampio spazio al sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, di cui sono state riconosciute le virtù eroiche. Forse non è un caso che un altro politico sia diventato venerabile dopo quanto scritto da papa Francesco che nella Gaudete et exsultate ha spiegato che i santi – anche se impegnati in politica – sanno «cercare la giustizia con fame e sete; guardare e agire con misericordia; mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, seminare pace intorno a noi; accettare ogni giorno la via del Vangelo, nonostante ci procuri problemi». Sintesi estrema ma efficacissima di un programma politico davvero cristianamente orientato. Purtroppo quasi introvabile.

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