martedì 20 luglio 2010
Nei primi sei mesi dell'anno si è registrata una crescita del 39%. Più dieci per cento rispetto al 2008. Dall'Italia come per il Giubileo del 2000. Pizzaballa: importante la visita di Benedetto XVI.
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Affollano i vicoli della Città Vecchia a Gerusalemme, aspettano pazienti in coda per poter scendere alla Grotta della Natività a Betlemme, celebrano Messe in ogni lingua alla basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Mai come in questo 2010 i santuari della Terra Santa sono tornati a riempirsi di pellegrini. C’è chi parla di un’«onda lunga» del pellegrinaggio di Benedetto XVI; chi punta più l’attenzione sul clima meno incandescente rispetto a qualche anno fa. In ogni caso i dati parlano chiaro: è da gennaio, ormai, che il rendiconto degli ingressi fornito dal ministero del turismo israeliano snocciola ogni mese cifre record. L’ultimo comunicato – quello relativo all’intero primo semestre del 2010 – parla di 1,6 milioni di turisti, vale a dire il 39 per cento in più rispetto al 2009 (segnato dalla guerra a Gaza), ma soprattutto un 10 per cento in più rispetto al 2008 (che viceversa fu un anno record per il turismo israeliano). E anche concentrando l’attenzione sul solo mese di giugno, l’incremento rispetto all’anno scorso risulta del 24 per cento. Certo, non tutti i viaggiatori che si recano in Israele sono pellegrini diretti verso i Luoghi della vita di Gesù. Ma a dimostrare che i viaggiatori cristiani non siano affatto estranei rispetto a questa crescita sono i dati sui singoli Paesi, e quelli sui turisti provenienti dall’Italia in particolare.Il nostro Paese è il sesto nella graduatoria delle provenienze dei turisti che entrano ogni anno in Israele: davanti a noi ci sono solo Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania. Rispetto al 2010 in questo caso il dato per ora disponibile è quello sul periodo che va da gennaio a maggio: ebbene, in Terra Santa nei primi cinque mesi dell’anno si sono recati 61mila italiani, vale a dire il 59 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2009. Si tratta di una cifra molto alta: va tenuto presente, infatti, che il grosso dei pellegrinaggi italiani si concentra in queste settimane. E questo porta a dire che il trend del 2010 è molto vicino a quello del 2000, l’anno del Giubileo che aveva proprio in Gerusalemme uno dei suoi poli. Quei dodici mesi si conclusero con un saldo complessivo di 175 mila italiani in Terra Santa, una cifra che quest’anno si potrebbe addirittura arrivare a superare. Nonostante le tensioni che comunque attraversano il Medio Oriente, sembra dunque lontano il 2002, l’anno più duro della seconda intifada, quando nell’arco di dodici mesi furono appena 30 mila gli italiani che si recarono pellegrini a Gerusalemme.«C’è un ritorno di interesse per la Terra Santa – ha confermato qualche giorno fa il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, commentando questi dati per l’agenzia AsiaNews – e prevediamo un ulteriore aumento nei prossimi mesi. Questo dato significa molto per le famiglie e per le comunità cristiane. Uno dei problemi più gravi per noi è la mancanza di lavoro e sono tanti i cristiani che operano nell’ambito del turismo. L’aumento dei pellegrini sta portando lavoro: a Betlemme, ad esempio, sono in costruzione cinque nuovi alberghi».Sì, perché ovviamente i dati sono del ministero del turismo israeliano, ma si riflettono anche su chi sta dall’altra parte della barricata. Favoriti dal fatto che cresce tra i pellegrini la consapevolezza di quanto sia importante vivere il proprio viaggio come un’occasione concreta di incontro con le comunità cristiane di Terra Santa, che sono la memoria viva del Vangelo di Gesù. Proprio per questo motivo sono molti ormai i gruppi che scelgono di soggiornare a Betlemme, nei Territori palestinesi, accettando il disagio (in realtà molto piccolo per i pellegrini) di dover attraversare il muro di separazione per recarsi a Gerusalemme, pur di poter esprimere in questo modo la propria vicinanza ai cristiani che restano intorno alla Basilica della Natività.Rimane, però, la domanda: perché proprio in questo anno 2010 un boom così importante nei pellegrinaggi? «Non sono un profeta – ha risposto ancora padre Pizzaballa –, però è da molto tempo che non si parla più di attentati e violenze in Israele e gli effetti si vedono. Inoltre, sono stati molto importanti la visita del Papa dello scorso anno e gli incoraggiamenti delle conferenze episcopali, che hanno incentivato i pellegrinaggi. Infine, alcune misure prese dal governo israeliano hanno fatto sì che i costi siano più contenuti e i viaggi accessibili nonostante la crisi economica».C’è, infine, un ultimo aspetto da sottolineare: tra i pellegrini non crescono solo gli italiani. Hanno infatti sempre più spesso il volto dell’Asia quelli che si incontrano sulle strade di Gerusalemme. La parte del leone la fanno i coreani: nei primi cinque mesi ne sono arrivati già 21 mila. Ma la vera sorpresa sono gli indiani: i dati ufficiali parlano di 18.400 visitatori dal subcontinente, il doppio rispetto al 2009. E anche padre Pizzaballa conferma che tra loro sono molti i pellegrini cristiani. In Terra Santa da Oriente: c’è anche l’itinerario dei Magi nei viaggi dell’infinito del nuovo millennio.
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