giovedì 8 maggio 2014
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Affidiamo alla Madonna tutte le nostre preoccupazioni, ansie, necessità: cosi il cardinale segretario di stato Pietro Parolin, nella Messa presieduta stamane sul sagrato della Basilica di Pompei, nel giorno della Supplica alla Beata Vergine Maria, tradizionale rito che ogni anno richiama in questo Santuario, fondato dal Beato Bartolo Longo, numerosissimi fedeli, collegati anche da tutto il mondo. Presenti alla celebrazione, come racconta Radio Vaticana, l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, il sindaco della cittadina partenopea ed altre autorità civili e militari. “Sono lieto di farmi pellegrino, insieme a voi, in questa ‘città di Maria’". Un luogo speciale “la ‘città di Maria’, l’altro nome – ha ricordato il cardinale Parolin - di questa terra meravigliosa e cosi ricca di storia” antica, dove si erge il Santuario depositario di una storia di fede. Qui la preghiera, la corona del Rosario di cui si è fatto apostolo Bartolo Longo, alla fine del'800, si è calata in una realtà che parlava d’altro: "Parlava di miseria e di abbandono, di ingiustizia e di sopraffazione. L’uomo era calpestato nella sua dignità e i poveri, gli ultimi della fila, non erano quasi considerati". “La carità – ha proseguito il cardinale Parolin - ha aperto le porte, anzi le ha spalancate alla speranza, dando vita a un’era nuova. Nessun problema, nessuna apprensione, per quanto forte e motivata, può tenere lontana una speranza che, proprio in questo luogo si manifesta come concreta: “Questo rimane vero anche se oggi ciò che viviamo non ci mette al riparo da difficoltà e angustie, come l’insidia di una violenza sempre in agguato, o le scarse e incerte prospettive di lavoro per i nostri giovani, ai quali non solo la crisi economica di questi tempi, ma ritardi antichi e strutturali rendono difficile guardare al futuro con serenità e fiducia”.

 

Ispirato dalla liturgia odierna dedicata alla Chiesa nascente il porporato si è soffermato sul mandato affidato a tutti i cristiani di professare la fede, di metterla in pratica con l’amore al prossimo, e di essere luce del mondo: “Pensiamo alle migliaia di cristiani che, ancora oggi, nel XXI secolo, soffrono a causa della loro fede, sono perseguitati, vedono i propri diritti calpestati. Preghiamo per loro e, soprattutto, agiamo come loro - Papa Francesco direbbe - senza scendere a compromessi con lo spirito di mondanità, ma vivendo e professando in pienezza la nostra fede”. Forti della nostra fede, decisi ad amare il fratello, ogni fratello, possiamo quindi - ha auspicato il porporato –essere, davvero luce per il mondo, come Gesù: “Aiutare gli uomini di questo nostro difficile tempo a credere in Gesù e in Colui che lo ha inviato; ridare la speranza all’umanità, perché Egli non è venuto per condannarci, ma per salvarci: non può essere che questo il nostro impegno di cristiani maturi e coraggiosi”. Infine l’invocazione alla Madonna: “Affidiamo a Maria, Sovrana del Cielo e della Terra, ma soprattutto nostra dolcissima Madre, la 'più tenera fra le madri', tutte le nostre preoccupazioni, le nostre ansie, le nostre necessità".

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