venerdì 29 marzo 2013
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Quattro parroci romani, il direttore della Caritas di Roma e due salesiani, nell'appartamento in Vaticano di mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato. Tra questi, don Mario Pasquale, parroco di San Bernardino da Siena, nel quartiere romano di Grotte Celoni, sulla Casilina, già prete operario in Selenia, manovale in edilizia e facchino presso lo scalo ferroviario di Roma san Lorenzo dal 1970 agli anni 90. E il direttore della Caritas Diocesana di Roma, mons. Enrico Feroci.
"Credo che il Papa non volesse me come persona, racconta mons. Feroci, ma tramite me incontrare i poveri di Roma". "L'ascolto di Papa Francesco è straordinario. Ti mette a tuo agio e ti fa sentire ascoltato profondamente. Non è uno che ti ascolta pensando a quello che deve dirti dopo. E' un ascolto profondo, empatico, ricco". "Durante il pranzo, nella semplicità, scherzava, ascoltava, rifletteva, ci dava prospettive. Al parroco di San Giacomo al Corso, nel centro di Roma, ed a tutti noi, ha detto: Lasciate le porte delle chiese aperte. La gente allora entrerà". "Lasciate, prosegue mons. Feroci alla Radio Vaticana 105FM, una luce accesa sul confessionale con la vostra presenza. Vedrete che si farà la fila al confessionale". "Una bella dritta per il nostro servizio, commenta il direttore della Caritas di Roma. C'è nel Papa questa fiducia, questa certezza, del bisogno della gente di Dio. E dobbiamo essere noi preti a spalancare le porte e permettere alla gente di incontrare Dio".
Don Mario Pasquale, per 40 anni prete operaio, sottolinea come "l'esperienza dei preti lavoratori non fosse del tutto estraneo nella vita della Chiesa" al Papa. "Mi sono sentito ascoltato, ho avuto la sensazione di essere capito". "Francesco vuol continuare ad incontrare la gente nelle parrocchie romane come vescovo di Roma. Abbiamo avvertito che continuerà questa tradizione e già si parlava di una parrocchia in programma nelle prossime domeniche che doveva visitare Benedetto XVI". "Senti che il Papa ti dà tanta speranza nel cuore, racconta don Pasquale, senti che è uno che ama la Chiesa e ti invita ad amarla anche a te, fino in fondo, per la vita e che vale la pena di farlo". "Commovente anche il saluto finale al termine del pranzo: ci ha abbracciati come un padre che abbraccia un figlio che non vede da tanti anni. Mi è sembrato alto, grande, come se non volesse andare via e continuare a restare ancora con noi". "Ci ha dato tanti consigli valorizzando quello che noi preti dicevamo. Lo metteva in risalto, continua don Pasquale, parroco di Grotte Celoni sulla Casilina, con aneddoti della sua vita. Ci ha raccontato di San Francesco che ha detto ai suoi frati: ora voi testimoniate con la vita il Vangelo. Se non ci riuscite leggetelo, annunciatelo e predicatelo'.​
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