lunedì 5 luglio 2010
Disoccupazione e dopo-terremoto rendono la vita difficile al popolo d'Abruzzo e gettano la loro ombra sul futuro dei giovani. Da Sulmona, Benedetto XVI esprime a tutti la sua vicinanza, mettendo però in guardia dai «falsi valori» del consumismo. E nell'omelia, ricorda Celestino V, sottolineando l'importanza della «memoria storica».
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Disoccupazione e dopo-terremoto rendono la vita difficile al popolo d'Abruzzo e gettano la loro ombra sul futuro dei giovani. Benedetto XVI, ieri in visita pastorale in una torrida e depressa Sulmona, esprime a tutti la sua vicinanza, mettendo però in guardia dai «falsi valori» del consumismo, ed esortando la gente a cercare nella fede e nei «valori morali» della sua memoria storica la radice dei rapporti tra le persone e della convivenza civile. E a tutti ha augurato di ritrovare la speranza, che ha voluto restituire anche a un gruppo di detenuti del «carcere dei suicidi» nel corso di un breve ma intenso incontro.La terza visita pastorale in Abruzzo di papa Ratzinger, programmata per celebrare gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, monaco, eremita, e papa per cinque mesi in un tredicesimo secolo tormentato quanto e più di oggi, si è trasformata in una giornata di catarsi e di conforto. Incalzato dal vescovo, monsignor Angelo Spina, dal sindaco Fabio Federico e dai giovani cattolici accorsi in Cattedrale, il pontefice ha detto di essere venuto «per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni».«So bene - ha detto nell'omelia della messa celebrata nella piazza principale sotto un sole cocente, con diverse sedie vuote e qualche svenimento - che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni. Penso, in particolare - ha aggiunto - a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009».«Ombre che oscurano il vostro orizzonte», dice ai ragazzi stretti a lui con grandi applausi contro i «duri attacchi mediatici» al Papa e alla Chiesa.VICINO AI TERREMOTATIIl terremoto a Sulmona conta a tutt'oggi un migliaio di sfollati dimenticati, non ammessi ai benefici di legge perchè fuori dal cratere principale del sisma, da un anno sparsi per gli alberghi o a casa dei parenti, in un contesto che già contava un quarto di popolazione attiva senza lavoro, percentuale salita dopo quell'aprile al 30 per cento. «A tutti - ha detto il Papa - voglio assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione». Celestino V è lì, a rappresentarle entrambe; l'urna con le spoglie del santo della «grande rinuncia» in nome della fede che durante questo anno giubilare celestiniano sta girando la regione, oggi è sull'altare allestito in piazza per Benedetto XVI. Un segno della memoria storica, che la «cultura consumistica» vorrebbe cancellare, dice il Papa ai giovani in cattedrale, è che è invece, insieme alla fede e alla preghiera, il trampolino per costruire il futuro. Condizione - prosegue il suo ragionamento - per difendere il «bene comune» e perfino «il creato», qui insidiato da diverse iniziative poco eco-compatibili sulle quali i vescovi sono da tempo impegnati.ACCANTO AI DETENUTIDopo la messa, celebrata sullo sfondo del monte Morrone, eremo di Celestino, Benedetto XVI ha trovato rifugio alla canicola nella sede del Vescovado, dove ha incontrato un gruppo di detenuti della locale Casa circondariale, quella che conta 11 suicidi negli ultimi sette anni. Un incontro di otto minuti lontano dai riflettori. «Sono felice di essere fra voi avrei voluto incontrarvi tutti. Vi porterò nel mio cuore e di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato». Queste le parole rivolte dal Papa a cinque detenuti del carcere di Sulmona (su 420) che sono stati accompagnati a incontrarlo. Pur nel poco tempo disponibile (otto minuti) il dialogo tra Benedetto XVI e i detenuti è stato «molto intenso» con momenti di profonda commozione. "Le parole più pronunciate durante l'incontro - ha riferito il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini - sono state "grazie Santità" pronunciate da tutti i presenti». Il cappellano del carcere padre Franco Messori ha ringraziato a nome dei presenti il Papa per «l'attenzione della chiesa verso tutto il mondo dei carcerati», un'attenzione che si esprime anche con la presenza dei cappellani. Alcuni dei reclusi che hanno partecipato all'incontro sono già impegnati in programmi di lavoro, tra cui il restauro di opere d'arte danneggiate dal terremoto.
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