venerdì 29 marzo 2013

​Nel carcere minorile di Casal del Marmo il Pontefice ha celebrato la Messa in Coena Domini e la lavanda dei piedi a dodici reclusi, tra cui due ragazze e due musulmani. Nella breve omelia, l’invito a non farsi rubare la speranza e al sostegno vicendevole: «Sei un po’ arrabbiato con qualcuno? Lascia perdere. E se ti chiede un favore, faglielo».
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​Un solo aggettivo. «Commovente». Come può esserlo «la carezza di Gesù», che il Papa, attraverso la lavanda dei piedi, ha detto di essere andato a portare ai giovani del Carcere minorile di Casal del Marmo. Commovente come l’esortazione – ripetuta anche qui, quattro giorni dopo la Domenica delle Palme – a «non lasciarsi rubare la speranza» e «sempre con la speranza» ad «andare avanti». Commovente, infine, come vedere il vescovo di Roma inginocchiarsi per ben 6 volte e baciare i piedi di 12 di quei ragazzi, tra i quali due musulmani e due giovanette. E poi sentirlo spiegare, alla precisa richiesta di uno di loro («perché sei venuto qui?»), «sono venuto dove sono quelli che mi aiuteranno ad essere umile e servitore come deve essere un vescovo». E quindi concludere: «Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono solo».Già, «le cose del cuore». Un vocabolo – cuore – ripetuto spesso, ieri pomeriggio, dal Pontefice. Che infatti, una volta di più, con parole e gesti tanto semplici quanto profondi ha saputo arrivare alla sede degli affetti di tutti. Sia quelli che erano fisicamente presenti alla Messa in Coena Domini nell’istituto di pena. Sia quelli che dall’esterno hanno seguito la diretta di Radio Vaticana, dato che – trattandosi di un carcere minorile – le telecamere e i giornalisti non erano ammessi.Le «cose del cuore» stanno innanzitutto nei gesti. Anzi in quel gesto, lavare i piedi di 12 ragazzi. E poi nelle parole con le quali papa Francesco lo ha spiegato. Oltre a quelle già riferite, pronunciate durante l’incontro nella palestra del carcere subito dopo la Messa, il Pontefice le sue parole le ha concentrate in una breve omelia, durata poco più di tre minuti, ma incisiva come tutti gli interventi di questi primi giorni di pontificato, in diretta continuità con i quali si pone. Quella di ieri è stata infatti un’omelia della «tenerezza» messa in atto, al centro di un’Eucaristia che è segno visibile della Chiesa che esce da sé (questa celebrazione di solito si svolge in San Pietro) per andare verso «le periferie esistenziali» tante care a papa Bergoglio e per invitare ogni uomo alla speranza.Il Papa ha iniziato definendo «commovente» il gesto di Cristo «che lava i piedi ai suoi discepoli». E ne ha ricordato la spiegazione data dallo stesso Gesù. «Capite quello che ho fatto per voi? – ha detto citando il Vangelo – Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come ho fatto io».Questo, ha commentato papa Francesco, «è l’esempio del Signore. Lui è più importante e lava i piedi, perché tra noi quello che è più in alto deve essere al servizio degli altri». Dunque la lavanda dei piedi «è un simbolo, un segno». Essa vuol dire, ha spiegato il Pontefice, «io sono al tuo servizio». Ma allora, si è chiesto, «non è che dobbiamo lavarci i piedi tutti i giorni l’uno all’altro? Cosa significa questo?» «Significa – è stata la risposta – che dobbiamo aiutarci. L’uno con l’altro. Certe volte sei un po’ arrabbiato con qualcuno? Lascia perdere. E se ti chiede un favore, faglielo. Aiutarci gli uni con gli altri. Questo è ciò che Gesù ci insegna e questo è ciò che io faccio – ha quindi sottolineato –. E lo faccio di cuore perché è mio dovere. Come prete e come vescovo devo essere al servizio vostro. Ma è un dovere che mi viene dal cuore e amo farlo perché il Signore così me l’ha insegnato». Allo stesso modo, ha aggiunto il Papa, «aiutandoci l’un l’altro, ci faremo del bene». Di qui il suo invito finale: «Adesso faremo questa cerimonia di lavarci i piedi e ciascuno di noi pensi: "Io davvero sono disposto a servire e aiutare l’altro?". Pensi solo questo e pensi che questo segno è una carezza di Gesù, perché Gesù è venuto proprio per questo, per servire, per aiutarci». Come non considerare «commovente» tutto questo? E molti infatti, alla fine, avevano le lacrime agli occhi.
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