venerdì 1 gennaio 2010

Anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha toccato i problemi del lavoro invitando a riscoprire i valori veri imparati in famiglia. E Tettamanzi indica nuovi stili di vita.

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"Nel lodare il Signore per l'aiuto che le comunità cristiane hanno saputo offrire con generosità a quanti hanno bussato alle loro porte desidero incoraggiare tutti a proseguire nell'impegno di alleviare le difficoltà in cui versano ancora oggi tante famiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione". Lo ha detto il Papa nell'omelia pronunciata ieri sera in San Pietro in occasione della tradizionale preghiera del Te Deum, durante la quale Benedetto XVI, come vescovo di Roma, ha ricordato "chiunque vive nella nostra città, in particolare a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e di disagio: a tutti e a ciascuno assicuro la mia vicinanza spirituale, avvalorata dal costante ricordo nella preghiera". Il Pontefice ha fatto cenno anche ad un altro tema centrale dell'impegno della Chiesa Italiana e in particolare della diocesi di Roma: il "rinnovato impegno educativo" che, ha auspicato, "possa sempre più realizzare una feconda sinergia fra la comunità ecclesiale e la città".Rivolgendosi poi direttamente ai giovani, li ha invitati "a non avere paura di rispondere con il dono completo della propria esistenza alla chiamata che il Signore rivolge loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata". E ha aggiunto che "Roma ha bisogno di sacerdoti che siano annunciatori coraggiosi del Vangelo e, allo stesso tempo, rivelino il volto misericordioso del Padre"."Il Natale del Signore, che ci ricorda la gratuità con la quale Dio è venuto a salvarci, facendosi carico della nostra umanità e donandoci la sua vita divina, possa aiutare ogni uomo di buona volontà a comprendere che solo aprendosi all'amore di Dio l'agire umano cambia, si trasforma, diventando lievito di un futuro migliore per tutti", ha quindi concluso il Papa che dopo il rito ha salutato il sindaco di Roma Gianni Alemanno con la moglie Isabella Rauti e poi visitato il presepe di piazza San Pietro.Gli interventi dei vescovi. Alle iniziative di solidarietà promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana e dai singoli vescovi hanno fatto riferimento nelle loro omelie anche il presdiente della Cei, Angelo Bagnasco, e l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. "Bisogna continuare e intensificare tutto quanto è possibile - ha detto il cardinale di Genova - per incoraggiare, sostenere, aiutare, compresi i mutui per la casa, bene prezioso e da tutti desiderato". Infatti, ha aggiunto, "se da diverse parti giungono segnali di ripresa globale, e di questo non possiamo non tenere conto, è però evidente che la crisi non è ancora superata: tocca i singoli e molte famiglie che hanno perso definitivamente o temporaneamente, così speriamo, il lavoro. O non l'hanno mai trovato". "La gente - ha osservato Bagnasco - non si arrende e continua ad avere fiducia e forse, anche davanti a questi ostacoli, ci si avvicina maggiormente gli uni agli altri sapendo che il domani si costruisce oggi ed è sempre possibile un futuro più sereno". La gente, ha aggiunto, "vuole uscire da questa contingenza non come prima, ma meglio di ieri, piùsaggia e più determinata nel perseguire le cose e i valori che contano e che trovano radice in coloro che ci hanno preceduto in tempi per nulla facili, segnati dalla povertà e dai limiti umani, ma ricchi di valori sani e di benevolenza, ricchi di fede e di generosita"'.Un esempio da seguire, per il presidente della Cei, è quello della solidarietà che si è imparata in famiglia: "ricordo - ha detto -  che, pur avendo poche cose sudate grazie al salario di mio padre, era attenta a coloro che avevano meno di noi e vivevano sotto casa in qualche baracca rimediata nelle macerie della guerra: i piatti migliori delle feste sempre venivano condivisi, ed ero mandato io a portare la piccola provvidenza. Una scuola che non dimenticherò mai".Dal card. Tettamanzi è arrivato l'invito a un "nuovo stile di vita" per il bene di tutti. La pace donata agli uomini, ha detto nel Te Deum che ha guidato in San Fedele, "mentre riempie il nostro cuore di serenità profonda e vera gioia, ci chiede un nuovo stile di vita. È lo stile del servo, di colui che in umiltà e in obbedienza compie la volontà del Signore, vivendo il suo amore e testimoniandolo nel dono di sè per il bene di tutti, a cominciare dai più piccoli, poveri e sofferenti". Tra le "esperienze che hanno avuto una particolare rilevanza ecclesiale", l'arcivescovo ha ricordato l'assemblea sinodale del clero conclusa in Duomo lo scorso maggio, l'indizione da parte di Benedetto XVI dell'Anno sacerdotale, la beatificazione di don Carlo Gnocchi, e la costituzione del 'Fondo famiglia lavorò, annunciata da lui stesso nella notte di Natale di un anno fa. "Ringrazio il Signore - ha detto il cardinale di Milano - che mi ha dato questa intuizione e insieme per aver toccato il cuore di una moltitudine di persone che con me l'hanno accolta e sostenuta, in particolare i tantissimi volontari". Nell'omelia, Tettamanzi ha ricordato quindi la famiglia che "nella sua fisionomia di primo e fondamentale 'nucleo socialè è chiamata ad essere 'anima del mondò nei vari ambiti della vita e della salute, dell'educazione e della cultura, della casa e del lavoro, dell'inserimento nella citta"'.L'Osservatore Romano. "Se l'economia va male, tutti stanno male e i poveri stanno peggio", ha sottolineato da parte sua l'Osservatore Romano in un editoriale del vice-direttore Carlo Di Cicco, per il quale l'enciclica "Caritas in veritate" ha gettato "semi" per "un'economia nuova". "Dal disordine che si è creato sotto il cielo, con le sue crisi cicliche, è possibile uscire se l'uomo torna a guardare il cielo. Perchè il Dio che vi abita e che Benedetto XVI indica a tutti, da lungo tempo abita anche in terra fra gli uomini. E li aiuta a superare con efficace solidarietà la ripugnanza degli uni verso gli altri".
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