lunedì 5 aprile 2010
Benedetto XVI, che oggi reciterà il Regina Coelis dalla sua residenza di Castel Gandolfo, nel suo messaggio Urbi et Orbi ha sottolineato la «crisi profonda» che sta attraversando l'umanità richiede cambiamenti delle coscienze, una  "esodo", conversione spirituale e morale. Prima che Ratzinger aprisse la Liturgia c'è stato un intervento del card. Angelo Sodano:. «Ci stringiamo a lei roccia indefettibile della Santa Chiesa di Cristo Oggi».
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«La potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l'umanità, affinchè essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una "cultura di morte" che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta». Con questo auspicio, Benedetto XVI ha concluso il Messaggio di Pasqua, pronunciato in piazza San Pietro davanti a oltre100 mila fedeli che gremivano anche piazza Pio XII e una parte di via della Conciliazione.Prima che Ratzinger aprisse la Liturgia con l'invocazione «Cristo vive. Elimini dal nostro cuore il veleno del peccato», c'è stato un intervento fuori programma: «Buona Pasqua Padre Santo, la Chiesa è con te, dolce Cristo in terra», gli ha detto il decano del Collegio Cardinalizio, Angelo Sodano. «Ci stringiamo a lei roccia indefettibile della Santa Chiesa di Cristo Oggi - ha assicurato - con lei sono i cardinali i vescovi e i 400 mila sacerdoti. È con lei il popolo che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio».«Anche ai nostri giorni l'umanità ha bisogno della salvezza del Vangelo, per uscire da una crisi che è profonda e come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze». «Il Risorto sostenga i cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan», ha invocato infatti con voce commossa ricordando che «il popolo cristiano, uscito dalle acque del Battesimo, è inviato in tutto il mondo a testimoniare questa salvezza, a portare a tutti il frutto della Pasqua, che consiste in una vita nuova, liberata dal peccato e restituita alla sua bellezza originaria, alla sua bontà e verità».«Continuamente - ha scandito - nel corso di duemila anni, i cristiani, specialmente i santi, hanno fecondato la storia con l'esperienza viva della Pasqua. La Chiesa è il popolo dell'esodo, perchè costantemente vive il mistero pasquale e diffonde la sua forza rinnovatrice in ogni tempo e in ogni luogo».  «Cari fratelli e sorelle - ha aggiunto  - la Pasqua non opera alcuna magia. Come al dilà del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un'alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: "Cantiamo al Signore: è veramente glorioso"». «Al Signore Gesù - ha detto ancora passando in rassegna le tragedie del mondo di oggi - chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra Santa, i Popoli compiano un 'esodò vero e definitivo dallaguerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia». Ai cristiani, che, «specialmente in Iraq», conoscono prove e sofferenze, il Papa ha poi ripetuto l'incoraggiamento di Gesù Risorto nel Cenacolo: «Pace a voi!». La fine di ogni violenza è stata invocata da Benedetto XVI anche per i Paesi dell'Africa e per l'America Latina e i Caraibi, che «sperimentano recrudescenza dei crimini legati a Narcotraffico». E solidarietà per le popolazioni di Haiti e Cile colpite dai terremoti. «Ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose, il Signore Risorto - ha continuato - conceda la forza di intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena». «Ai responsabili di tutte le Nazioni, la Pasqua di Cristo - sono state ancora le parole del Papa  - rechi luce e forza, perchè l'attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno». All'Italia, infine, ha augurato - al momento dei saluti pronunciati in 65 lingue - che «la luce e la grazia del Risorto sostengano i progetti di sviluppo e di bene che l'intera Comunità Nazionale è chiamata ad attuare nella concordia operosa e nella pace».
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