martedì 4 febbraio 2014
​Il Messaggio del Papa per la Quaresima. IL TESTO
Là dove manca il fiato  di Marina Corradi
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"Di cosa possiamo privarci per aiutare e arricchire altri con la nostra povertà?". È la domanda centrale che pone il Papa nel suo messaggio per la Quaresima, divulgato oggi. Il titolo è ripreso dalle parole di San Paolo ai Corinzi: "Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà". Il messaggio è tutto giocato sui temi, per l'appunto, della povertà e della condivisione, laddove non si parla solo di beni materiali bensì di beni morali e spirituali .San Paolo chiedeva ai cristiani di Corinto di essere generosi nell'aiutare i fedeli di Gerusalemme in situazione di bisogno. L'invito a una vita povera in senso evangelico è rivolto anche a noi, cristiani di oggi, e per dimostrarlo il Papa ricorda che Dio si è rivelato al mondo con i mezzi della debolezza e della povertà. "Il Figlio si è spogliato per rendersi uguale a noi", e l'ha fatto per amore, che "rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze". Il farsi povero di Gesù ci libera e ci rende ricchi perché "prende su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati" e ci consente di avere una sconfinata fiducia in lui. "Gesù è ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza". Questo è il modello di ricchezza anche per noi, perché "vi è una sola miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo".

La salvezza degli uomini, oggi come sempre, non è legata ai beni materiali, ma alla "nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito Santo". Altra cosa è la miseria. Essa ha tre volti. La miseria materiale, la mancanza cioè dei beni essenziali, alla quale la Chiesa tenta di portare rimedio e sollievo perché nei poveri intravvede il volto di Cristo. "Il nostro impegno si orienta a fare in modo che cessino nel mondo le discriminazioni e i soprusi che tante volte sono all'origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro doventanoidoli, si antepongono questi all'esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze". Ed ecco l'invito di papa Francesco: "Le coscienze si convertano alla giustizia, all'uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione". C'è poi la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi de vizio e del peccato. Il Papa elenca gioco, droga, pornografia, alcol. Tante persone, anche giovani, sono portare a questa condizioni dalla mancanza di prospettive sul futuro. "Questo di chiama suicidio incipiente", osserva il Papa. Infine, c'è la miseria spirituale, che colpisce chi si allontana da Dio e rifiutiamo i suo amore. Contro essa l'antidoto è il Vangelo, commenta il Papa, con il suo annuncio "che esiste il perdono del male commesso" e che "Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente".Infine, l'invito del Papa: "questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell'annuncio dell'amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona". "La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione: e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell'elemosina che non costa e non duole".Il messaggio è stato presentato non solo dai vertici di Cor unum guidati dal presidente cardinale Robert Sarah, ma - una "prima" di tutto rilievo - da una intera famiglia di italiani reduci da tre anni e mezzo di missione a Haiti, Anna Zumbo e Davide Dotta, con ipiccoli Giona e Tobia al tavolo dei relatori, che disegnavano con il papà, mentre il cardinale parlava del documento del Papa.Ad Anna il compito di raccontare gli anni ad Haiti, in tutto in sintonia con il messaggio del Papa, fino a quel desiderio di "allertare, difendere, proteggere dalla prepotenza del sistema che corre con i più ricchi e più prepotenti" i nuovi amici haitiani, un desiderio così vicino alla Chiesa che Francesco vuole a fianco degli ultimi, contro i "soprusi".Il racconto di Anna ha riassunto una esperienza di prossimità in uno dei Paesi più poveri, già "martoriato" prima del terremoto. Il sisma a gennaio 2010, a febbraio Davide è già aHaiti, seguito dopo pochi mesi dal resto della famiglia. Dopo un po' la scelta di lasciare la zona residenziale protetta dai vigilantes per vivere in periferia, con le strade non asfaltate,la porta sempre aperta. Un "uscire dalla torre d'avorio", una "esperienza intima di costruzione di relazioni" che ha cambiato la vita di tutta la famiglia. Al ritorno in Italia, Giona e Tobia vorrebbero vivere con la porta aperta e chiedono perché non ci sono tutti i giorni amichetti a tavola, come a Haiti. E, racconta Anna, nell'isola - dove tutti sono felici per l'elezione di papa Francesco e alle stelle per la sua scelta di creare tra poco il primo cardinale haitiano della storia - gli altri volontari arrivati dopo di loro hanno scelto di abitare in periferia e non nel quartiere residenziale.

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