lunedì 25 novembre 2013
«Quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d'altro, ne derivano soltanto dei danni». Papa Francesco ha presieduto la cerimonia di chiusura dell'Anno della fede davanti a migliaia di fedeli e ha pregato sulle reliquie di san Pietro, esposte per la prima volta.
IL TESTO DELL'OMELIA / L'ANGELUS
«Cristo centro della  storia»: l'eredità dell'Anno della fede
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"Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l'uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta". Lo ha detto Papa Francesco, nell'omelia per la celebrazione eucaristica in occasione della chiusura dell'Anno della fede"."Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia". Sono i concetti sui quali papa Francesco ha basato ieri la sua omelia, nella solennità di Cristo Re dell'universo. "Quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d'altro, ne derivano soltanto dei danni, per l'ambiente attorno a noi e per l'uomo stesso", ha affermato il Pontefice.Dopo la messa, come gesto conclusivo dell'Anno della Fede, Papa Francesco ha consegnato la "Evangelii gaudium", la sua prima Esortazione Apostolica, a un vescovo, a un sacerdote, a un diacono provenienti rispettivamente da Lettonia, Tanzania e Australia, e a 33 fedeli di altri 13 paesi, rappresentanti di ogni evento celebrato in piazza San Pietro nel corso dell'anno: alcuni neo cresimati, un seminarista e una novizia, una famiglia, dei catechisti, religiosi e religiose, una non vedente con il suo cane guida, alla quale il Pontefice ha dato la sua Lettera con un file audio, dei giovani, membri delle confraternite, dei movimenti, e infine alcuni artisti, scelti per far emergere il valore della bellezza come forma privilegiata di evangelizzazione.Prima di iniziare la celebrazione conclusiva dell'Anno della fede, Papa Francesco ha venerato e benedetto con l'incenso le reliquie dell'Apostolo Pietro, contenute in una cassetta in bronzo che reca la scritta "Ex ossibus quae in Arcibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri Apostoli esse putantur ("Dalle ossa rinvenute nell'ipogeo della Basilica Vaticana, che sono ritenute del Beato Pietro Apostolo"). La teca, aperta, è stata posta lato dell'altare.Erano presenti per questo Etsuro Sotoo, scultore giapponese famoso per la sua collaborazione alla Sagrada Familia di Barcellona, e Anna Gulak, giovane pittrice polacca. Una elaborazione molto personale. Il documento, suddiviso in 228 paragrafi, rappresenta una elaborazione molto personale di Papa Francesco sulla base delle "propositiones" che erano state approvate l'anno scorso dal Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, come aveva anticipato lo stesso Francesco in giugno, parlando a braccio ai membri del consiglio della segreteria del Sinodo: "ho pensato che l'Anno della fede si concluda con un bel documento: una Esortazione sulla evangelizzazione in genere, con dentro le cose del Sinodo". Un testo, insomma, che raccolga le idee "del Sinodo" ma che ricomprenda, più alla "larga", il tema della "evangelizzazione in genere". "Mi è piaciuta l'idea e andrò su quella strada", aveva aggiunto il Pontefice. "Alla vigilia della pubblicazione dell'Esortazione, Papa Bergoglio ne ha poi offerto egli stesso una breve sintesi nel video messaggio ai partecipanti al pellegrinaggio promosso al santuario messicano di Nostra Signora di Guadalupe.Papa Francesco, nella messa in Piazza San Pietro per la chiusura dell'Anno della fede, ha invocato "il dono della pace e della concordia" per i cristiani d'Oriente, in particolari quelli di Siria e Terra Santa, "che hanno confessato il nome di Cristo - ha detto - con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo". (

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