mercoledì 12 febbraio 2014

Francesco per la Giornata mondiale. di M. Muolo
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«Ero malato e mi avete visitato». In poco meno di un anno di pontificato papa Francesco ha già applicato alla lettera, e diverse volte, questo versetto del Vangelo. Ai primissimi posti delle sue preoccupazioni pastorali ci sono infatti gli ammalati. E anche, in occasione della 22ª Giornata mondiale dedicata a questi ultimi, non ha perso occasione di mostrare la sua vicinanza. «Saluto tutte le persone malate e sofferenti. Cristo crocifisso vi è vicino: stringetevi a Lui». Questi i 140 caratteri di un tweet lanciato dal suo account @Pontifex. Parole che vanno ad aggiungersi al Messaggio per questa Giornata mondiale e a quanto lo stesso Francesco ha detto all’Angelus di domenica scorsa, quando il Pontefice aveva sottolineato che «la dignità della persona non si riduce mai alle sue facoltà o capacità» e che se da un lato non bisogna avere paura della fragilità, dall’altro la sofferenza chiede cura, condivisione, apertura alla speranza. Naturalmente, però, dal 13 marzo in poi papa Bergoglio non si è limitato alle parole. Nei confronti degli ammalati ha compiuto gesti di affetto e di vicinanza che hanno dato spessore di testimonianza al suo insegnamento. Gesti che è possibile vedere ogni mercoledì all’udienza generale, quando al termine della Catechesi egli scende tra gli ammalati che di solito trovano posto ai piedi del sagrato e li saluta e benedice ad uno ad uno, scambiando con ognuno parole, sorrisi, paterne carezze. Lo stesso fece lo scorso 9 novembre, ricevendo nell’Aula "Paolo VI" in Vaticano circa 10mila rappresentanti dell’Unitalsi. Quel giorno quasi metà della grande sala era occupata da infermi. Francesco trascorse oltre un’ora e mezza per salutarli singolarmente passando tra le loro file e dando corpo così, anche visivamente, a quanto poco prima aveva detto nel suo discorso: «I poveri, anche i poveri di salute, sono una ricchezza per la Chiesa». E questo significa andare controcorrente, aggiunse il Pontefice, rispetto al «contesto culturale e sociale di oggi» che «è piuttosto incline a nascondere la fragilità fisica, a ritenerla soltanto come un problema, che richiede rassegnazione e pietismo o alle volte scarto delle persone». In due occasioni, poi, Francesco ha visitato personalmente gli ammalati in ospedale. È accaduto il 24 luglio a Rio de Janeiro, durante la Gmg, quando si recò all’ospedale San Francesco d’Assisi per inaugurare un padiglione dedicato al recupero dei giovani tossicodipendenti e realizzato anche con il contributo della Cei. E poi lo scorso 21 dicembre, quando andò al Bambin Gesù di Roma. Una visita intensa e commovente durata oltre tre ore. Un’occasione in più per ribadire, come in effetti afferma il Messaggio per questa Giornata mondiale, che «la Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente».

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