lunedì 10 settembre 2012
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​Dall’oratorio ai sondaggi di opinione. Per Nando Pagnoncelli, presidente dell’istituto di ricerca Ipsos e noto volto televisivo, c’è un legame tra la sua professione e gli anni trascorsi in un oratorio bergamasco, come ha testimoniato ieri a Montichiari. «Tra il 1965 e il 1977 ho vissuto la mia esperienza formativa in oratorio che mi è utile in un lavoro che – ha spiegato – non consiste solo nel condurre sondaggi per mezzi d’informazione, partiti e istituzioni. Occorre capire anche le ragioni dei comportamenti».

Senza indulgere alla nostalgia, Pagnoncelli ha ricordato alla platea under 35 di animatori, educatori e sacerdoti che a metà anni ’60 il mondo non era più bello, solo più semplice. «Per me la frequenza dell’oratorio ha avuto due momenti fondamentali . Il primo, dai 6 ai 12 anni, fatto di gioco, preghiera, catechismo e cinema, ha influenzato molte passioni adulte». È la seconda parte della vita in oratorio ad aver invece influito sul sondaggista. «Il curato ci fece lezioni di buona politica attorno ai 13-14 anni. Ci insegnò a guardarci attorno nel quartiere, a farci carico dei problemi. Ci educò alla partecipazione».E quel costume di farsi carico del bene comune si è tradotto in impegno già nella giovinezza. «La scelta di svolgere il servizio civile alternativo al militare con gli anziani portava dentro scelte influenzate quando gli educatori ci portavano dai disabili o ci indicavano un orfanotrofio poco distante per farci capire il valore della famiglia e il disagio di chi non l’aveva. Il volontariato mi ha lasciato un modo di interpretare il lavoro e ha influenzato molte ricerche demoscopiche».

In che modo? «Ad esempio quando guardo sconfortato gli atteggiamenti dei cittadini davanti alla politica. Vorrei che si tornasse a guardarla diversamente. Oggi è passata l’immagine virtuale di un Paese depositario di virtù governato da una politica negativa. Non è questa la realtà, la politica è specchio del Paese. E mi colpisce l’incoerenza crescente. Faccio due esempi. Vicino a casa mia c’è una sede dell’Avis, spesso i donatori di sangue lasciano l’auto in doppia fila. Il prossimo lo aiutano donando sangue, ma poi gli impediscono di muoversi. Così come mi stupisce il numero elevato di operai del Nord iscritti alla Cgil che votano Lega e vanno alla Messa domenicale senza preoccuparsi di collegare gli ambiti.

Quali le prospettive? «Oggi la società è apparentemente più complessa. C’è un’enfasi forte sull’individuo, la stessa famiglia è più monade che cellula della società. Lo dico da padre di figli ormai grandi. I bambini dopo la scuola hanno oggi molti, troppi impegni sportivi e culturali e la multi appartenenza fa perdere opportunità all’oratorio. Bisogna che i genitori scelgano. L’oratorio è importante per riannodare i fili, per il passaggio di informazioni alla comunità su un territorio stimolando la partecipazione. I nostri genitori erano meno disponibili a entrare in un progetto educativo, allora c’era un patto tra famiglia, scuola e oratori che oggi si sta riscoprendo. L’oratorio fa crescere buoni cristiani e buoni cittadini».

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